71 nel resto del dì passeggiano, mangiano, parlano, e la sera si coricano e s’addormentano, senza scrupolo, senza rimorso e paghi appieno di sè medesimi come se la loro cravatta fosse stata la meglio allacciata del mondo, nè avesse nulla da rimproverar loro. Genti veramente da poco, che continuano il XVIII secolo, in mezzo al XIX. Vivi anacronismi, che a dispetto del secolo dei lumi sono ahimè troppo pur numerosi ! e che qui non si registrano se non per memoria; giacché rispetto alla cravatta eglino sono genti perdute. Di sopra a loro stanno immediatamente que’tali che pur veggono ciò che la cravatta ha in sè di buono, e ciò che uno può trarne., ma non sanno poi farne da sè loro prò e si ristringono ad una imitazione servile. Ingegni sterili e limitati, senz’estro, senza un idea propria, e che studiano cigni dì il cappio e la nastriera che co-pieranno il domani, non dissimili da quegli uomini frivoli, che cercano nei dizionarii il mattino quello spirito che avranno poi la sera, o meglio ancora pari a’mendicanti che non vivono se non di elemosina. Nella prima schiera si colloca infine quella gioventù forte e per sè poderosa, la quale sente e comprende ciò che la cravatta ha in sè d’essenziale e d’intimo col poter dell’ingegno.