LA FERROVIA - GRAVE CRISI ECONOMICA ferrovia già nel 1851, ma non aveva alcuna comunicazione ferroviaria con Trieste, distante poche decine di chilometri. Appena sei anni dopoché tutto il territorio austriaco era stato congiunto ai porti germanici e questi si erano impadroniti di gran parte dei traffici, Trieste ebbe una linea ferroviaria (1857) con Lubiana e con Vienna. Era troppo tardi. I commerci avevano già preso altre vie, erano accaparrati ai porti del nord, verso cui li aveva portati la ferrovia, mentre il commercio di Trieste era rimasto affidato ai carri da buoi e da cavalli: certi pesanti carri, tirati da più coppie d’animali fortissimi, guidati da carrettieri, che, con parola tedesca italianizzata, si dicevano i fùrmani. Di più, quando la prima e unica linea ferroviaria (la « Meridionale ») fu aperta, essa applicò tariffe così usurarie, che il commercio di Trieste col centro austriaco rimase « appena degno di nota ». Vennero poi, nel 1859, le disastrose conseguenze della guerra, il crollo della valuta, l’aumento dei noli, le vessazioni burocratiche dell’amministrazione ferroviaria, la svalutazione del possesso fondiario e delle navi, le perdite subite coi prestiti di guerra, il crescente aggravio delle imposte e altri fatti gravi, che sono elencati in un memoriale del Consiglio municipale dell’ottobre 1859. A tutto ciò si aggiunsero crescenti prevenzioni politiche, che aumentarono il disinteresse del governo per Trieste. Questa riusciva appena a reggersi. Dopo il 1860 si arrivò a un tal punto, che un rapporto ufficiale del 1863 potè affermare, che anche economicamente fra la costa e il retroterra vi era un distacco come fra due elementi estranei l’uno all’altro. Il porto non serviva di sbocco all’interno che limitatamente e ancora nel 1859 metà dei piroscafi partivano da Trieste in zavorra. Dal 1857 al 1859 il valore delle importazioni era diminuito di 22 milioni di fiorini, quello delle esportazioni di 15 milioni. Mancavano nel porto banchine e moli, mancavano mezzi meccanici per lo sbarco e per l’imbarco delle merci, mancavano fondali per le navi maggiori e tutti gli impianti tecnici erano lasciati in condizioni primitive. Da decenni si chiedeva invano una diga. L’Austria mostrava di voler fare senza il porto di Trieste. Questa, a sua volta, non aveva un governo nazionale, che provvedesse e si vedeva incredibilmente trascurata dal governo straniero che la teneva. Il quale faceva gravitare ancora i traffici verso i porti germanici, per ovvii motivi politici. Nel 1861 uno scrit-