IL « CONSIGLIO FERDINANDEO » 277 fervide simpatie, fece un regaluccio anche a Trieste: istituì, col cosidetto statuto ferdinandeo, presso 1’« i. r. magistrato politico-economico », un corpo consultivo di quaranta membri, sul tipo delle deputazioni comunali del Lombardo-Veneto. Il regalo fu misurato con molta avarizia. I membri del nuovo consiglio municipale dovevano essere scelti dal governo tra possidenti, negozianti e professionisti: non fu concesso a loro altro diritto che l’esprimere desideri e pareri o meglio di far fig. 47: chiesa di sant’Antonio nuovo (arch. Nobile, 1827) «proposizioni di suppliche al Trono per oggetti interessanti il comune». Quel consiglio rimase organo senza autorità, di pura comparsa. Continuò, in realtà, a governare la città 1’« i. r. magistrato civico », sottoposto alla Luogotenenza e decorato con l’autorità di un preside o podestà. Il modesto regalo fu accolto a Trieste quasi senza soddisfazione. Era qualchecosa di più che il nulla di prima. Non vi furono tuttavia