BESENGHI DEGLI UGHI E GIOVANNI ORLANDINI 279 lavoro nazionale. Poeti, scrittori, maestri diffondevano le idealità italiane, operando in piena armonia col resto d’Italia. Trieste diventava sempre più intensamente il centro spirituale dellTstria. Continuava a gravitare verso il nuovo centro, per forza naturale, anche la maggior parte del Friuli. Uomini eminenti di carattere e d’ingegno dall’una e dall’altra provincia accorrevano nella città adriatica, vivevano nelle sue famiglie, s’amalgamavano con esse e in esse portavano il loro esempio, il loro sentimento. Besenghi degli Ughi alternava il suo soggiorno tra il Friuli e Trieste. Era uno degli spiriti più eletti. Cantava le speranze della patria e la polizia (1833) perseguitava le sue poesie che « movevano un fermento generale » e che tutti sapevano a memoria. Difendeva contro un reazionario stabilito a Trieste l'Alfieri, esaltando in lui la volontà di riunire tutti gli Italiani nel santo amore della Patria e della libertà contro la prepotenza dello straniero. Cantava, considerando le condizioni in cui giaceva la Patria e gran parte della nobiltà d’Italia: Come la prole d’Israèl prostesa sotto stranieri salici, de’ fiumi fea risentir di patri inni le rive, noi pur, esuli e servi, noi pur stranieri sulla terra, al pianto cresciuti e da sì lungo odio percossi, chiediam con viso pallido e anelo la nostra patria avventurosa al cielo..... ..... Ah! fu troppo, per Dio, troppo infinora la viltà del patrizio italo vulgo. Discepolo ideale del Leopardi, comunicava ai suoi amici e discepoli la sua passione. Tentò pubblicare una rivista, che avrebbe improntata del suo spirito, ma la polizia gli negò il permesso. Sempre intimo suo era Giovanni Orlandini, cresciuto nel circolo patriottico, che si raccoglieva intorno a suo padre. Uomo di grande fede, amico del Pellico, che volle vedere appena ritornò dallo Spielberg, era anch’egli di coloro, che avevano desiderio di agire e di propagare le idee d’unità e d’indipendenza, con l’amore d’Italia. L’Orlandini fu in stretta rela-