432 l’opera degli emigrati Vi collaborarono, oltre all’Abro e al Ressmann, altri Triestini. Non il Kandler, come fu creduto. Anzi, uno dei primi atti del Consiglio liberale fu di allontanare il Kandler dall’Archivio comunale, per poter usare i documenti a scopi patriottici. Infatti Costantino Cumano, stato vice-presidente del Consiglio e incaricato dell’Archivio, trasse copia di molti documenti, che spedì a Eugenio Solferini, presidente del Comitato triestino, che era a Torino. Questi li consegnò al Bonfiglio. Le notizie economiche gli furono mandate da Raffaello Costantini. Anche Eugenio Popovich ebbe parte in quell’opera. Arrigo Hortis diede molto del suo e raccolse gran parte dei fondi per pagare la stampa del volume. Né quest’opera, né la lunga, appassionata preparazione della vigilia procurarono fortuna alla città nella guerra del ’66. Essa fu vittima, prima che della sorte delle armi, dei fatali pregiudizi e delle debolezze del Lamarmora, il quale, ancorché stimolato dalla Prussia, rifiutò di preparare l’avanzata su Trieste o la sua conquista via mare, consigliata dal Govone. Garibaldi aveva proposto invano di « sbarcare presso Trieste, occuparla e operare verso nord ». Ricasoli, che era più sicuro e più compiuto nella politica unitaria e sentiva il mònito dell’anima popolare, intervenne troppo tardi, quando gli avvenimenti militari e politici avevano pregiudicato inesorabilmente l’esito della