8 IL CONFLITTO ECONOMICO COL RETROTERRA Maria e li raccomandarono ai favori di Massimiliano, offrendo insieme alla sua grazia la città « del suo Impero italiano primaria e utilissima »• (et ipsam civitatem Imperii italici tam primariam quam comodi ss imam). In quel medesimo anno Massimiliano suscitò ricche speranze tra i suoi fautori: niente di meno, che avrebbe fatto scalo a Trieste per la sua impresa d’Italia. Ma la città non poteva vivere di parole, di illusioni, di dimostrazioni e di galanterie: aveva d’uopo di traffici e d’approvvigionamenti. Invece il retroterra era sempre ostile: in certi momenti le autorità di Lubiana proibivano il transito ai mercanti provenienti da Trieste. Pietro Bonomo si adoperò vivamente per ottenere una pressione della Corte sugli Stati provinciali della Carniola. Infatti, nel 1505, la Carniola e Trieste — cosa nuova — firmarono un concordio. Esso stabilì che i Carniòlici, se recavano frumenti in Istria, avrebbero prima toccato Trieste e quivi li avrebbero offerti in vendita: avrebbero potuto portare altrove soltanto quanto fosse rimasto invenduto a Trieste. I Carniòlici diretti alle città della costa istriana, sino a Pirano, dovevano passare prima per Trieste e cercare prima in questa città le merci, di cui abbisognavano. Se l’accordo fosse stato eseguito dai Carniòlici, la città ne avrebbe avuto rilevante beneficio e si sarebbe lentamente rimessa da tanti guai: ma pare che i mercanti mettessero i patti in un calcetto e continuassero a dirigersi verso lTstria. Il commercio non poteva tollerare restrizioni anti-economiche e artificiali deviazioni dalle piazze, dove i prezzi erano minori e maggiori le possibilità degli scambi. Nuovi ricorsi dei Triestini: nuovo severo diploma imperiale nel 1507, che conferma l’esclusività del transito e impone ai Carniòlici di condurre le biade a Trieste e di vendervele a un prezzo di due soldi minore che sulle altre piazze. Decreto anti-economico: onde, pergamena senza effetto. I Carniòlici, invece, e quelli della Carinzia e di Cilli arrestavano i mercanti triestini e sequestravano le loro merci. Trieste avrebbe potuto assolvere la sua missione a favore dell’Im-pero nel 1508, quando questo si trovò in guerra con la Repubblica di San Marco: ma proprio allora Pietro Bonomo dovette accorgersi che, se tra i suoi cittadini vi erano di quelli che andavano a Muggia a cavar gli occhi al leone di San Marco dipinto sul Palazzo pretorio, gli altri erano