388 I PRIMI VOLONTARI DELL’iNDIPENDENZA - G. REVERE « dal miserabilissimo partito austriaco, che andava asciugandosi mirabilmente e sfumando di giorno in giorno ». L’italianità vinceva tutti i suoi nemici. I granatieri di stanza nella città erano puniti, perché avevano cantato per le strade: Italia e libertà. L’Austria, diceva ancora quella corrispondenza triestina, aveva voluto fare di Trieste « 1111 piccolo canchero della Nazione ». Ma non vi era riuscita. La natura era stata più forte: l’italianità aveva vinto. E Trieste, avendo dall’una parte il patriottismo istriano, dall’altra il patriottismo friulano, sapeva ciò che era e ciò che doveva essere. Una città d’Italia. Attestarono la verità nazionale i volontari triestini sui campi militari di tutta l’Italia e gli agitatori politici usciti dalla città. Emerse fra tutti Giuseppe Revere, il forte poeta che stava a Torino. Appena avuta notizia che l’insurrezione era scoppiata a Milano, vi accorse, portando il forte contributo del suo pensiero e del suo braccio e collaborando a\Y Italia del popolo, fondata da Giuseppe Mazzini. Repubblicano intransigente, fu, col suo maestro, tra quelli che fecero infelice opposizione alla fusione della Lombardia col Piemonte e che predicarono la lotta contro l’Austria ad ogni costo. Era un’anima inquieta, tormentata dalla passione patriottica e repubblicana come da una febbre. Degli altri esiliati che abbiamo ricordati, Leone Fortis combattè nella fazione di Sorio contro gli Austriaci. Alla Cornuda, nelle belle giornate di eroismo, pagate molto care dagli Austriaci, furono coi pochi volontari dello Zambeccari Giovanni Bruffel, Piero Pieri e Filippo Zamboni, figlio di Antonio: questi fu anche citato all’ordine del giorno. Prese parte più tardi, col Bruffel, alla difesa di Vicenza e si distinse ancora ammirabilmente alla Rotonda del Palladio. A Vicenza combattè e fu ferito anche Giorgio Sanzin. La guerra del Veneto accolse sempre, com’è facile intendere, il maggior numero dei volontari triestini. Nell’aprile gli emigrati triestini ch’erano a Venezia, si offersero, come sappiamo, al generale Zucchi. Un gruppo di • crociati » triestini e istriani partì da Genova, anch’esso nell’aprile, guidato dal capitano Marcantonio Borisi di Fontane (Parenzo). Avevano sperato di poter combattere l’Austria sull’Isonzo: ma quivi le sorti si erano già tristamente chiuse;