LE ELEZIONI DEL 1879 - FRANCESCO HERMET 487 Stimava che si dovesse evitare a ogni costo la minacciata soppressione del Consiglio e la sua sostituzione con un commissario imperiale tedesco, perché ciò avrebbe significato perdita dell’autonomia nazionale. Pertanto consigliava di non rieleggere a podestà Massimiliano D’Angeli, ma in sua vece Francesco Dimmer, di famiglia già tedesca e governativo. In realtà, il governatore Pino, pfoponendo il 15 novembre del 1878 lo scioglimento del Consiglio, aveva insieme proposto all’Auers-perg la soppressione della cosidetta delegazione municipale e la nomina d’un commissario imperiale: egli aveva sostenuto, che ormai soltanto con misure eccezionali si poteva ottenere una maggioranza « ben pensante » e strappare il Comune a quelli, « che preparavano il terreno al partito d’azione rivoluzionaria e facevano estranea all'Austria la popolazione, voltando il suo animo verso l’Italia ». Ma il governo di Vienna, accettando la prima proposta, aveva rifiutato di nominare un commissario. Gli avvenimenti diedero torto all’Hermet,,come dànno sempre alla politica nazionale moderata da eccessivi allarmi: ma gli diedero torto anche i suoi consenzienti, benché egli si giustificasse con una lettera pubblica, in cui riaffermava il suo patriottismo e vantava il giudizio dato su lui dall’i. r. polizia. Egli si ritirò allora dalla vita pubblica e morì quattro anni più tardi. Prima di spirare, manifestando in faccia alla morte ancora l’alto suo sentimento patriottico, espresse il desiderio che un gruppo di garibaldini triestini accompagnasse il suo feretro. Nel Consiglio i liberali fecero rieleggere Massimiliano D’Angeli, ma il governo negò la sanzione sovrana alla nomina. Onde, nel maggio, fu levato alla carica di podestà il patriotta Riccardo Bazzoni, la cui elezione fu salutata dalla città, con grandissimo giubilo, con feste e con luminarie, nonché con dimostrazioni, che costarono il carcere a alcuni giovani. Raimondo Bàtterà e Giuseppe Manzani alzarono, nel dì dello Statuto del 1879, un grande tricolore sul colle di Montuzza senz’essere scoperti. Il Bàtterà però, insieme a Lorenzo Bernardino, fu arrestato nel marzo dell’anno seguente per aver distribuito alcuni numeri del periodico del-VItalia Irredenta e fu, col suo compagno, condannato a due anni di dura prigionia. Nello stesso marzo 1880 furono gettati al carcere e condannati alcuni tipografi e impiegati — tra essi Giovanni Pagura, Antonio Bi-tisnig, Giovanni Furlanetto, Gustavo Cravagna, Giuseppe Olivatti —per aver divulgato proclami in memoria di Mazzini, nell’anniversario della