48 I.A MISSIONE ATTRIBUITA ALLA CITTÀ Germania e il Regno di Napoli e la Spagna e quale chiave fortificata per chiudere, dalla parte del mare, l’accesso ai Carsi e, da questi, agli Stati dell’Austria interna. In quest’idea politica e strategica s'innestò quella economica: il porto doveva essere lo sbocco naturale della Carsia, della Carniola e, in genere, del retroterra tedesco. Il primo accenno a questa missione, come abbiamo detto, s’ebbe nel 1511. Gli oratori mandati allTmperatore dovevano mostrargli che la città giaceva in luogo che era « porta e antemurale di tutte le terre imperiali situate a oriente ». Anche al Frankapan si ricordò quell’anno che la città era « muro e porta de tuti questi paesi (cioè della Carsia) fino in Austria ». Alla fine del 1512, trattandosi del citato affare delle bombarde, il Consiglio scriveva ai commissari imperiali che, se Trieste fosse caduta in mano ai Veneziani, « sarebbero rimaste aperte le pro-vincie della Carsia, dellTstria e anche tutta la Germania... »: raccomandava la città, dicendo che era porto e argine (portus et obex) delle provincie della. Carniola, della Carinzia e della Stiria. Non ultima ragione di queste affermazioni era la necessità di farsi valere per quei principii e per quelle utilità, che più erano conformi alla opportunità della guerra allora combattuta, ma v’era, malgrado l’aspirazione opportunistica, un’idea superiore. La principale affermazione circa la possibilità d’una missione politica è espressa in un preciso memoriale, scritto, pare, personalmente dal vescovo Pietro Bonomo e mandato, nel 1518, allTmperatore Massimiliano. In esso, oltre a molte domande riflettenti le trattative di pace, si esponeva il desiderio del Consiglio che la città fosse trasformata in una fortezza imperiale. Il memoriale accentuava il valore strategico e economico della città e dichiarava che questa era un antemurale davanti alla Carniola (antemurale ad provinciam Carniolac) e, come porto, era il vero mercato (veruni emporium) della Carsia, della Carniola, della Stiria e dell’Austria. Il Vivante ha sostenuto che queste affermazioni provano che Trieste avrebbe avuto sino da allora la coscienza d’una missione extra-italiana e la convinzione che la sua prosperità fosse legata indissolubilmente all’unione politica coi paesi del retroterra slavo-tedesco. Nulla di più falso. Non v’era alcuna intenzione, negli uomini del Consiglio, di staccarsi politicamente dall'Italia. Anzi, al contrario, le loro aspirazioni