LA « PATENTE DI BACH » - SISTEMI GIUDIZIARI 529 massa omogenea di Slavi (93 per cento nel 1913), vestiti alla germanica € con l’elmo a chiodo. Esso, a ogni manifestazione nazionale degli Italiani, non si opponeva soltanto come organo dello Stato., ma col suo sentimento nazionale, come unità slava armata e inquadrata, « nemica per razza, per interesse, per obbedienza ». Invero questo carattere straniero servì anche ai danni morali della polizia stessa. Ad esempio le guardie, ignorando la lingua del paese, spesso facevano ridere la città alle loro spalle. Rimase celebre una guardia, che, avuto l’ordine di disperdere un gruppo di dimostranti, veduta una persona ferma in un punto vuoto di gente, le disse: La se disfi. Più celebre ancora un’altra guardia, che, fermato un giovanotto che correva, per sapere dove egli volesse andare gli chiese: Dove coro mi? Alla polizia furono attribuite inoltre funzioni di tribunale. Fu rimessa in corso una non perenta « patente di Bach », del 1854, e in base a essa, dopo ogni dimostrazione pubblica nazionale, commissari di polizia, senza far processo e senza ascoltare difese, condannavano a una o a due settimane di carcere la maggior parte di quei patriotti, che erano caduti nelle loro mani. Ma qui non si arrestava la persecuzione: essa si continuava, con quella meticolosa osservanza di tutte le forme, che distingueva il processo austriaco. Scontata la pena comminatagli dall’i. r. polizia, il patriotta era deferito al Tribunale, dove i giudici — di solito slavi — lo condannavano per uno stesso fatto una sfeconda volta. E se l’infelice era specialmente segnato nel libro nero dell’i. r. autorità, l’i. r. procura dello Stato interponeva ricorso contro la sentenza del tribunale per una pena maggiore e intanto il patriotta rimaneva in carcere un tempo indefinito. Mentre in generale, come dicevamo, le forme furono sempre scrupolosamente, talvolta atrocemente osservate, vi furono anche — ma di rado — vergognosi processi inquisizionali. Ci fu un giudice istruttore, che usò entrare improvvisamente di notte nelle celle di patriotti arrestati, per interrogarli mentre erano assonnati. Si costrinse talvolta la madre a assistere all’interrogatorio del figlio. Talvolta ancora i cittadini arrestati per causa politica furono lasciati in carcere lunghi mesi senz’essere interrogati. Questi sistemi non fecero diminuire minimamente l’attività del partito liberale-nazionale, da cui si separò, dopo il 1902,*il piccolo e valoroso gruppo dei « mazziniani », guidato dallo Spadoni e da Angelo Scocchi, Storia di Trieste, vol. II. 34