32 DELITTI DI CAPI E TUMULTI POPOLARI Ordinava pertanto che si confiscassero i beni di tutti gli emigrati per spaventare altri daH’imitarli. L’Imperatore aveva disposto che si spedissero ussari carniòlici a Trieste: ma il Consiglio, due mesi dopo, gli inviò un oratore per dirgli sempre che i suoi ordini non erano stati punto eseguiti. Eccitava intanto le autorità imperiali a muovere contro Moccò e contro Muggia, che non lasciavano vivere la città. Verso i 25 d’agosto la situazione della città fu vicina alla tragedia, avendo i dominatori mescolato il crimine alla prepotenza. Il capitano Rauber usò violenza a una fanciulla d’alta nobiltà, trascinandola nel castello. Lo stupro e il ratto sollevarono il gran parentado della donzella contro il capitano, che fu minacciato di morte. Questi rispose facendo arrestare cinque di quei gentiluomini e, buttatili in fondo a una torre, avvisò che li avrebbe fatti tagliare a pezzi, se qualcuno lo avesse toccato. Contemporaneamente però egli ebbe a fare col popolo, mosso al rumore e levato contro di lui, perche faceva vendere la farina a un prezzo esagerato. La plebe inferocita, trovato il capitano in piazza, gli si fece addosso, chiedendogli viveri e gridando che lo volevano ammazzare. Il Rauber si rifugiò nel castello: quindi stimò opportuno allontanarsi qualche tempo dalla città. L’animo di questa, anche per paura di perdere di nuovo le vendemmie, era tale, che Piero Moro scriveva da Muggia al Senato veneto: « in la terra è molti che, quando la zente nostra si apresentasse, leverìano la parte in favor di quella e con poco esercito si farìa l’impresa ». Ma Venezia non poteva mandare né navi né truppe, ingolfata come era in imprese molto più gravi. Sembra tuttavia che le autorità veneziane si mostrassero più tolleranti sul mare o che la città, finanziariamente esausta e incapace di avere i viveri dalla parte di terra, chiedesse clemenza per cercarli dal mare e per avviare qualche altro commercio redditizio. I fatti non ci sono ben chiari. È noto che durante la guerra di Cambrai, Venezia permise ai mercanti tedeschi di andare sulla piazza e di commerciare come in tempo di pace. A Trieste vi dev’essere stata una situazione analoga, giacché avevano potuto dimorare nella città alcuni Veneziani. Di essi sembrano avere approfittato i Triestini, specialmente in quelli estremi frangenti, tra la povertà e la fame, per far passare dalle loro botteghe