LA LINGUA E LA CULTURA 87 intitolato Austrias, cantato in lode della Serenissima Casa d'Asburgo. Morto questi nel 1574, a Trieste, gli successe suo figlio Flaminio e dopo la morte di costui (1593) l’altro figlio Ortensio, stato prima precettore in Istria. Presso al maestro di lettere e d’umanità, appare qualche volta, dòpo il 1550, un « maestro d’abaco », cioè di ragioneria. Dal 1570 al 1582 fu « maestro d’abaco e tenitura di libro da conti » un Giusto della Spada. In più, dal principio del secolo il Comune sussidiava o manteneva a Padova qualche giovane triestino. Nella scuola s’insegnava l’italiano e il latino; il popolo intanto continuava a parlare, misto al veneto, il suo idioma ladino, di cui ci attesta l’esistenza nel 1542 Gerolamo Muzio. Il veneto era penetrato molto largamente, almeno tra i gentiluomini: le lettere di Pietro Bonomo, negli idiotismi dialettali di cui sono inzeppate, mostrano che l’autore parlava coi suoi in dialetto veneto. La stessa cosa si può dire di tutti i libri pubblici, dove lo stesso Cavalli, per questi tempi, non ha trovato che scarsi detriti ladini. Elementi di cultura furono, come nei secoli precedenti — continuando con desolante monotonia l’identico sistema di vita — i giuristi chiamati da fuori come vicarii del civile e giudici del malefizio. Troviamo fra essi un bel gruppo di ferraresi: il già noto Scipione Oroboni, Tomaso Argenti, Lorenzo degli Episcopi, Lodovico de Superbi, Martino Bon-denari (che ex Italia, cioè da Trieste, fu chiamato a Vienna), Serafino Iacobelli e altri. D’altre città rammentiamo: Ascanio Forcella da Adria, Princivalle Mantica, Daniele Carsanduli da San Paternione, Di Monte Palmo da Bitonto, Cristoforo e Marcello Capuano da Manfredonia, Pie-rantonio de’ Palatini da Montereale, Silvestro degli Abbondi da Riva, Cristoforo Goffredi da Bisceglie, Stefano Montanari da Sinigaglia, Pompeo Zembello da Caravaggio, Giangaleazzo Graziano da Codignola, Ilario Ventura da Parma, Cristoforo Vezzi da Pesaro, Girolamo Garzoni, Pietro Urbano Frangipani friulano, Giulio Taglione da Osimo, Cristo-foro del Sale e Bongiovanni Tirante da Ravenna, Orsato Facioli da Ancona, Roberto Amaducci da Civitella, Pompeo Brigido da Capua e G. Battista Vaccano da Como (1598-1601), da cui nacque a Trieste Francesco Massimiliano, divenuto poi vescovo della città. Di tutti i forestieri vissuti a Trieste il più illustre è Gerolamo Muzio, che nella sua piena giovinezza vi abitò come segretario di Pietro Bonomo, dopo