222 FIGURE E TIPI DELLA SOCIETÀ benestanti e con essi i loro vizi e i loro malanni. Le poche famiglie patrizie che potessero numerare dei contanti, l’elemento burocratico del governo, spesso reclutato nella nobiltà friulana e austriaca, i commercianti e i fabbricanti arricchiti composero una società, che aveva tutte le pretese della frivola eleganza delle capitali, e, con una monotonia tutta provinciale, passava dal caffè al casino e, tra settembre ed aprile, dal caffè e dal casino al teatro Di carnevale s’aggiungevano i balli mascherati. Dopo la passeggiata all’Acquedotto o al molo, il caffè di Be-netto era il ritrovo di tutti i galanti. Più chiuso era l’ambiente del casino, dove si giocava a tutte le ore, dove giocavano anche le dame, anche il vescovo. Dal 1772, per circa trent’anni, questa vita si trova riflessa prima nelle memorie di Casanova (che fu a Trieste anche nel 1776 e nel 1783), poi nel diario dello Zinzendorf, infine nelle lettere mandate dal Pittoni al suo ex-governatore. Il diario zinzendorfiano, benché compilato in uno stile arido e monotono, che rare volte s’interrompe per lasciar posto a effusioni spirituali o sentimentali, è lo specchio più fedele, che si possa desiderare della società triestina. Vi si trova più facilmente che l’esposizione d’un fatto politico o economico, il riassunto d’una poesia , del Baffo o d’un aneddoto osceno raccontato dal Casanova o da altri al casino o l’episodio lubrico d’un poema letto al Pompeiano, la villa che i Bonomo avevano a Triestenico. Ma vi è una minuta abbondanza di dettagli, in cui, si può dire, la vita della città si riproduce giorno per giorno, spesso ora per ora. Anche più che nel Casanova, ivi appare in tutti i suoi aspetti il mondo femminile della città, con le dame triestine e con quelle friulane o capodistriane, che vi venivano di tanto in tanto. Il diarista, che ha cancellato molti ricordi dannosi al buon nome di alcune signore, le presenta tutte con garbata galanteria: la bella Attimis-Kònigsbrunn, la Felz, la spiritosa e scostumata Maffei, amante dello Zinzendorf prima della misteriosa Zemira; la Strohlendorf, moglie d’un industriale che aveva per cavalier servente il Gabbiati, valentissimo teorico delle assicurazioni; Teresa Brigido, soave creatura, moglie di Pompeo, di cui lo Zinzendorf fu innamorato; la dolce e affettuosa Rossetti dalle belle mani (zia di Domenico), che fu amante dello stesso Zinzendorf; la Leo, la Zanetta Buhelin, dalla bella voce, la Donà, che veniva da Capodistria, la Thurn, che veniva da Duino, la Colloredo, che veniva da Gorizia e altre. Figura veramente tipica di quell’esile mondo