332 Sofferenza dell'ammiraglio disi e da Brindisi a Venezia si era svolta felicemente in virtù della segretezza di tutto il movimento. Era la prima volta dopo l’inizio della guerra che un nucleo di grosse unità aveva percorso l’Adriatico in tutta la sua lunghezza di quasi mille chilometri, necessariamente a poca distanza dai punti d’agguato del nemico, e col solo eventuale appoggio del porto di Ancona a metà percorso. Se avvertite in tempo, le unità austriache uscendo da Pola avrebbero potuto tagliare il mare agli incrociatori italiani sia verso il nord che verso il sud nel tratto fra Ancona e Venezia. Cagni aveva predisposto ogni particolare del movimento prevedendo le più disparate evenienze: eccitato dallo stesso rischio aveva perfino emanato l’ordine draconiano che se qualche elemento della divisione fosse rimasto comunque colpito, le altre navi dovevano proseguire senza soccorrerlo pur di arrivare a Venezia nel maggior numero salve e senza ritardo. Però su questo punto si ricredette alle obbiezioni di qualche collaboratore. L’insidia dei sottomarini era la più temibile. Pare infatti che un sommergibile si sia presentato sulla rotta a distanza utile per lanciare siluri: un caccia gli si avventò sopra, ma quello fece in tempo ad immergersi, tenuto poi a bada finché la divisione si fu allontanata. Cagni fu accolto a Venezia — dove era molto stimato — come garante di una prossima più energica attività navale. Si confidava sul suo coraggio e sul suo istinto aggressivo. In proposito un testimone racconta che appunto durante la sua permanenza nella città di San Marco, una volta l’ammiraglio, indotto a rievocare qualche episodio della sua vita avventurosa, concluse il suo dire cosi: « Perché io paura non ne ho ». Ma poi subito, arrossendo, corresse: « Cioè, la paura che ho me la tengo dentro ». Il trasferimento della divisione incrociatori senza danni gli procurò le congratulazioni del Duca degli Abruzzi e del ministro Viale e parve iniziare la sua nuova missione sotto i migliori auspici, malgrado la sfavorevole situazione strategica in Adriatico già constatata dall’ammiraglio francese Boué de La Peyrère il quale dopo l’esperienza del primo anno di guerra aveva trasferita la propria linea di