IL PALAZZO COMUNALE 145 decenni del secolo xvn e per i Manin, a Udine, nei primi anni del xvili. Da ciò sarebbe poi nata la leggendaria attribuzione al maggiore dei due Pozzi. Sarebbe sempre un’ipotesi arrischiata e priva finora di indizii. È verosimile, invece, che il disegno della chiesa spetti a quel padre Iacopo Briani da Modena, che nell’atto di fondazione è detto « prefetto della fabbrica » e che sopravvide per molti anni la costruzione. Dentro la chiesa, l’altare veneziano di san Francesco Saverio, fatto nel 1659 da Nicolò Petazzi e da sua moglie, e quello di sant’Ignazio, costruito nel 1689 per la famiglia Conti, sono, per varietà e notevole prezzo di marmi, le sole opere di famiglia patrizia, che attestino una certa opulenza e signorilità. Il Palazzo del comune (fig. 36 e fig. 40), incominciato subito dopo l’incendio del 1690, fu compiuto nel 1699. Aveva due piani, di cui il primo, con alte finestre a arco lombardesco, era sostenuto da un porticato. Gli archi di questo poggiavano su pilastri fasciati di bugne. V’era un secondo piano, molto basso, con piccole finestre tonde, chiuse in cornici quadre. Un bel pezzo d’architettura veneziana, certo il più bello che s’avesse in Trieste. Dopo essere stato trasformato in teatro nel xviii secolo, cadde nel xix, vittima di uno di quei molti vandalismi, che deturparono la città in quel tempo e fecero sparire tante decorose memorie antiche. Ignoriamo il nome dell’architetto che lo costruì. Accenniamo qui, di passaggio, il nome di Pietro Studena, triestino, ingegnere e architetto, proposto da circa il 1635 sino al 1647 alle costruzioni e alle riparazioni del castello di San Giusto. Nel duomo rimangono tuttavia alcune opere del Seicento e sono altari. Le memorie ne ricordano molti fatti o in legno o in pietra o in marmo. La statua di san Nicolò, scolpita in legno dipinto nel 1642 (fig. 12) per l’altare omonimo nel duomo, è finita nella soffitta, dove dormono nell’oscuro altre due statue in legno, eccellenti, la Madonna e il san Giovanni del Crocefisso (fig. 14-15). Rimane invece esposto su una parete un grande altare di pessimo barocco, con molte figure scolpite in legno e dipinte (fig. 13). Figure minute e fatte a miseria si trovano sugli altari di Sant’Antonio vecchio, ex chiesa di san Francesco (quelli dell’Angelo custode e del Crocifìsso), su quello del Crocifisso e in un altro del duomo (nel quale una Madonna e un angelo Storia di Trieste, voi. II.