IL DOMINIO DI SAN MARCO SUL MARE Così nel 1546, se l’imperatore volle trasportare per mare delle truppe da Ravenna a Trieste, dovette chiedere il permesso ai Veneziani e l’ebbe a patto che i trasporti fossero scortati da navi veneziane. Le proteste dell’arciduca e dei Triestini sollecitavano l’imperatore, che desiderava rendere più chiaro il trattato del 1529. Nel 1550 disse infatti agli ambasciatori veneziani che bisognava risolvere « il negotio fig. 9: veduta della metà del xvii secolo (da un codice di Prospero Petronio, riprod. dal Caprin) del navigar libero nel mar Adriatico e di non turbar i porti di Sua Maestà ». Ma non andò di là da questo platonico desiderio: Venezia era troppo necessaria all’Europa come baluardo contro la potenza enorme dei Turchi e non era prudente darle noia. Gli arciduchi e i Triestini potevano non sentire tale problema: ma l’impero non ne poteva prescindere. La quiete interna del Comune durò sempre precaria. Dice il Kandler che cessò con la morte di Pietro Bonomo, avvenuta nel 1546. Il grande vescovo triestino era stato per alcuni anni cancelliere di Ferdinando: poi, perdute le sue grazie, causa l’inclinazione che aveva per Storia di Trieste, vol. II. 5