GLI EMIGRATI - S. BARZILAI - R. BÀTTERÀ 507 la sua speranza fosse coltivata, se la sua fede divisa, accolse la notizia di quel gesto con profondo giubilo. Anzi, appena essa arrivò, nel settembre, vi furono significanti dimostrazioni * sovversive « per le strade: la polizia le represse con insolita violenza, arrestando molte persone, parecchie ferendo a colpi di daga. Non certo con eguale sentimento fu accolto il discorso, che Crispi tenne nell’ottobre a Firenze, contro l’irredentismo, sebbene a Trieste più che altrove, anche perché il partito liberale-nazionale era fedele alla Dinastia di Savoia, dovesse apparire giusto il rimprovero, che Crispi faceva agli agitatori: che era di togliere pretesto dalle agitazioni irredentistiche per combattere l’idea monarchica e di predicare insieme all’irredentismo, cioè alla guerra, il disarmo. La contraddizione colpiva soprattutto il circolo, che stava attorno a Imbriani. Barzilai seppe evitarla, prendendo un atteggiamento più opportunista. Appoggiato dalla maggior parte degli emigrati che erano a Roma e da quelli di Milano, Barzilai votò nel 1892 per Giolitti, che aveva aiutato l’emigrazione e la sua azione. Imbriani parlò allora contro Barzilai. Una divisione si ebbe anche tra gli emigrati di Roma, di cui un gruppo, capeggiato da Bruffel, combattè il deputato triestino. Ma il Rodizza, Dante Vaglieri e G. Milla procurarono di fondere i due gruppi. Eugenio Popovich era dalla parte radicale: aveva combattuto col Diritto Crispi e continuava a combattere i governi moderati. A Milano era più attivo di tutti Raimondo Bàtterà: « dannato cospiratore » lo giudicava il console austriaco. Egli fu nel 1891 l’anima d’un’intensa propaganda fatta contro la Triplice e nel 1892 dell’organizzazione delle cerimonie, con cui nella maggior parte delle città d’Italia fu commemorato il decimo anniversariò della morte di Oberdan. Il governo austriaco sorvegliava meticolosamente l’opera degli emigrati, dandole spesso più valore che non potesse avere nell’Italia d’allora. Nell'aprile 1890 due popolani furono condannati a Trieste per parole sovversive contro l’Austria. Mentre, dopo due anni di gravi sofferenze e di maltrattamenti, usciva dal carcere Ugo Polli, condannato per lesa maestà, vi entrava con la stessa accusa Giovanni Loser. Nel giugno, anche per lesa maestà, era condannato il novantenne Carlo Valentini. La serie degli arresti è incessante. Nel 1891, furono acciuffati Attilio Pieri, Vincenzo Gorzalini e Giuseppe Annuto, perché avevano ri-