6o LA QUISTIONE DELLE STRADE CARSICHE Consiglio che, per non fare spendere la comunità, se ne andava «più volte co’ l'uno et l’altro che lo convitavano... ». Poco servivano i privilegi di commercio, anche quelli molto ampi avuti nel Reame di Napoli nel 1519. Due anni prima Massimiliano aveva rinnovato l’obbligo del transito via Trieste per tutte le merci che dagli Stati austriaci dovessero andare in Italia. E veramente, dall’ottobre 1518 al maggio 151Q, si ebbe un concorso intenso di salmari carniòlici, ma fu solo occasionale, dovuto a un particolare bisogno di sale sentito dagli oltramontani. La città offrì talvolta esenzioni e speciali franchigie ai mercanti tedeschi, che venivano a portare e ritrarre merci nel porto. Tuttavia non si vedevano buoni successi. La lotta politica tra la Carniola e la città rendeva nulli questi mezzi e quei privilegi. Importante diritto fu concesso da Ferdinando nel 1522: quello di estrarre in franchigia dai boschi di Postumia, di Duino e dei Carsi il legname occorrente per le costruzioni navali. Che queste si facessero è ovvio: in quale misura, è ignoto. La città si trovò presa economicamente tra Venezia, che incominciò a rendere vessatorio il controllo dell’Adriatico, e la Carniola, che cercò sempre di commerciare direttamente con gli Istriani e coi Veneziani. La quistione di quella che era « la strada » per eccellenza si trovava ogni anno all’ordine del giorno. Pietro Bonomo, scrivendo dalla Corte, esortava i suoi cittadini (1523) a difendere « la antiqua consuetudine de la strafa dele mercantie che veniva a Trieste ». C’era un nuovo guaio: i Rauber avevano ottenuto, a favore della strada discendente a Fiume, un editto d’esclusività, simile a quelli che chiedevano per sè i Triestini. Il vescovo li ammoniva a difendere la loro causa meglio di quanto avessero fatto sino allora coi loro avvocati: i reclami contro i Rauber « meglio sariano sta facti da putì che da quelli doctori... ». Avvisava che, se la comunità non avesse saputo provvedere ai suoi bisogni, sarebbe stata rovinata, perché i Cragnolini influivano decisamente sulla Corte e, diceva, « /arano de la terra (Trieste) quello vorano et cosi ancora della strada ». Ma anche il Bonomo poteva qualche cosa e nel 1525 Ferdinando scrisse agli stati della Carniola che i Triestini vivevano in pena e in pericolo (« in sorgen und geferlichkeit ») causa la doppia pressione di