2 62 I CITTADINI E I FORESTIERI istriano. E l’Istria cercò nella città il maggior centro. Via via, con gli anni, questo avvicinamento si farà sempre più stretto: nella prima metà del xix secolo la vita dell’Istria si confonderà con quella di Trieste e ne sarà veramente assorbita. Il fiore dellTstria sboccerà sulla gran pianta triestina. Conviene tener presente, a bene intendere gli avvenimenti triestini di quei tempi, la divisione dei vari elementi dimoranti nella città, e fa d’uopo soprattutto di ricordare come vivesse annidato in essa, prodotto specie dalle nuove immigrazioni, una mmasso di commercianti d’ogni nazionalità, intenti sordidamente ai loro affari, ai loro guadagni e privi d’ogni coscienza politica. Dentro Trieste, fin dai primi decenni del 1800, furono quasi due città l’una presso all’altra, giustapposte. La loro separazione durò lunghi decenni e non finì se non nei tempi moderni. Più volte la città, nella sua figura storica e nella sua vera personalità nazionale, si trovò in lotta con la parte raccogliticcia e mistilingue dei meticci, sovrapposta allo strato storico originario e agli elementi assorbiti nel xvm secolo e subito dopo, crescente nel corpo urbano quasi per via di superfetazione e lenta a fondersi nell’ambiente. Poco dopo il 1823 il principe Alfonso di Porcia, governatore imperiale, definì ottimamente quella dualità: « la città teresiana — disse, usando il nome ufficiale della parte costruita dopo il 1750 — è un campo di baracche dove i forestieri insaccano i quattrini, la città vecchia è una fortezza che difende tradizioni storiche e che non pud capitolare ». Affermava più aspramente del Porcia la repugnanza dell’elemento nazionale contro la città mercantile un forte patriotta istriano, il poeta Pasquale Besenghi degli Ughi, di Isola, stabilito a Trieste: nel 1825 egli imaginava una novella (Cucibrek) contro i forestieri accumulati dai commerci nella città adriatica, « diversi che neanche Asmodeo li avrebbe potuti appaiare; concordissimi però (cacciata da parte la coscienza) nelle bellissime attitudini dello spirito e della disinvoltura mercantesca e nelle inesauribili risorse. della loro solerzia ». Burlava il Besenghi, con l’acre satira di « Lica buffone », il servilismo cortigianesco, che il poeta Giuseppe Lugnani, altro Istriano domiciliato a Trieste, mostrava verso il governo austriaco. La mistura di quelle colonie straniere era sempre facile pretesto agli Austriaci per negare la nazionalità italiana della città. Il Brodmann,