5°6 IL PERICOLO DEL SOCIALISMO sua desiderata redenzione. Al governo aderivano tuttora notevoli elementi tra i mercanti, nella burocrazia, negli immigrati, nella parte intellettualmente più misera della borghesia, in certi gruppi di sanfedisti arretrati, negli strati infimi della plebe: esso trovava ancora quei gruppi o grup-pacci, che gli occorrevano per inscenare certe sue dimostrazioni. Intanto s’apprestava a organizzare larghe masse slave: un esercito d’occupazione. L’azione del partito nazionale fu diretta a isolare sempre più nettamente quegli elementi dalla grande massa cittadina, a mostrarli uniti in una vasta congregazione di persone intente ai danni nazionali e materiali della città; di più bisognose, per la loro politica, degli elementi più loschi e più fecciosi. In realtà, massime dopo il 1890, gli elementi austriacanti e governativi finirono col formare un piccolo mondo chiuso, una piccola città straniera, assediata e paralizzata dentro la grande città italiana. Ma quell’azione piena di riserve, di prudenze, di apparenti contraddizioni era pericolosa alla stessa parte italiana, perché un gesto di prudenza esagerata, un tòno calcolatamente remissivo, generavano aspre ostilità nell’ala più giovane e più impetuosa e minacciavano scissioni e lotte interne. Invece alla parte nazionale era necessaria la più salda concordia di tutti, una vera sacra unione, una vigorosa disciplina. Contro questa imprescindibile unità delle masse nazionali si presentò verso il 1890 un altro grave pericolo, il socialismo internazionale. Dopo il 1880 si trovano i primi cenni sui socialisti. Nel 1881 si diceva che alcuni erano in relazione col comitato di Londra e che avevano armi. Un tentativo fatto nel 1884 d’accordo coi circoli socialisti di Milano era fallito. Poi, su base marxista, fu fondata la Confederazione operaia, di cui furono animatori Carlo Ucekar, Antonio Gerin, Ferdinando Palmieri e il tedesco Giuseppe Sax. Anche lo sviluppo di questo movimento fu rapido. S’imponeva al partito nazionale una cauta politica economica e sociale, che rendesse sempre possibile l’unione di tutte le classi dentro il comune principio della nazionalità. Poiché era ormai il padrone della città e del Comune, il partito nazionale costituiva il muro, contro cui sarebbero mosse all’attacco tutte le forze, non nazionali. L’anno 1890 doveva essere carico di fatti. A Roma, per protesta contro lo scioglimento della Pro Patria, s’era proclamata la candidatura di Salvatore Barzilai. La città, che tendeva sempre] l’orecchio e il cuore verso l’Italia per sentire se la sua passione fosse compresa, se