IL PENSIERO DI CARLO EMANUELE DI SAVOIA Questa era così stretta dai Veneziani, che lo Scussa la dice assediata. Il vescovo Ursino de Bertis nel 1617 intervenne presso il governatore di Milano, pregandolo minacciasse Crema e distogliesse così i Veneziani dall’« assedio » di Trieste. La mossa fu anche fatta: ma il mare dinanzi a Trieste rimase chiuso dalle navi veneziane e le vie di terra ostruite dalla guerra. La pace di Madrid, pubblicata nel giugno del 1618, impose a Venezia il rispetto dello status quo ante bellum, alla Corte di Vienna la soppressione totale degli Uscocchi e dell’uscocchismo. L’articolo 7 del trattato rimandò ad altri tempi il punto della libera navigazione in Adriatico. Gli Austriaci uscirono affranti dalla guerra. Ma anche la Repubblica veneta, sebbene più ricca e più potente dell’arciduca, ne fu spossata. E, in più, delusa oltremodo nelle sue speranze. Una nuova via sembrò aprirsi per la realizzazione delle sue antiche aspirazioni nel 1618. Non volle seguirla. Appena pubblicata la pace, quando le truppe veneziane non avevano ancora sgomberato i territori occupati, Carlo Emanuele di Savoia invitò la Repubblica a approfittare dei gravi moti di Boemia, che paralizzavano Ferdinando, e a riprendere le armi « per cacciare d’Italia la Casa d’Austria e di Spagna ». Diceva il duca di Savoia a Ranieri Zen, residente veneto: « Perché non giovarsene? Perché non levare all’Arciduca quelle sue terre poste di qua dai monti? (le Alpi Giulie) Perché tosto non impossessarsi di que’ paesi di marina, lido infesto dagli Uscocchi? Dio sa quando rinnove-rebbesi una tale occasione. Io non mi posso tenere et il bene bisogna che 10 lo ricordi. Sin hora ho detto saria quello il servitio della Repubblica: dirò anche quello sarebbe il servitio di tutta VItalia... Hora saria proprio 11 tempo di batterli. Dio ce lo manda e son sicurissimo che ci levaressimo il giogo. Non avremo altra salute, che nel difendersi coll'offendere: e me lo credano per l’amor di Dio ». Il duca di Savoia concludeva con nobilissimo ardore: « essere questo un gran colpo che si preparava agli Spagnoli et alla Casa d’Austria et che sarebbe stato la salute d’Italia, trattandosi dì cacciare li Oltramontani di là dai monti per sempre! ». Carlo Emanuele di Savoia, che il Briani diceva « scudo della libertà d’Italia » e Traiano Boccalini annunciava futuro vindice della nazione italiana, spinse concitatamente Venezia a conquistare i porti