La morte li e di Pola che lo aveva compensato di tutte le sofferenze. Il bilancio era attivo anche se gli lasciava il pungente rammarico di aver sempre cercata invano la grande battaglia navale in mare aperto. Ora sentiva lucidamente scadere gli ultimi giorni del vivere suo e, volgendo il pensiero al destino dell’anima, prendeva tacito congedo dagli uomini e dalle cose. Al mattino del 22 aprile la posta gli recò un saluto di amici in escursione a Tripoli: «Stamane fummo a Bu Me-liana e abbiamo fotografato il “tuo” pozzo, rivolgendo a te il nostro affettuoso pensiero ». Gradi quell’omaggio poi continuò la lettura di una biografìa di Guglielmo il Conquistatore, che lo interessava per il drammatico intreccio di gesta guerriere medioevali. La serajjrima lo aveva commentato con la figlia minore: « Allora facevano delle guerre sul serio e c’erano dei veri soldati! » Avventure e lotte senza fine. « Ti piacerebbe essere vissuto a quel tempo ? ». « Mi sarebbe tanto piaciuto ». Certo la battaglia non gli sarebbe mancata. All’ombra di questo rimpianto segui le vicende di quella vita pugnace finché sul mezzogiorno chiuse il volume considerando l’ultima frase che gli era capitata: « L'habitude de vaincre et d'être obéi donnait à toute sa personne un rythme qui n’appartenait qu'à lui ». Strano ritratto : pareva una epigrafe dettata per lui. Si alzò, fece per casa pochi passi, e cadde di schianto, finito. Si spense per una trombosi, senza più lume di intelligenza, in rantoli sordi che duravano ancora quando la figlia minore lo trovò cosi atterrato, rigido e bianco in compagnia della invisibile morte. Accorsero invano i parenti, i medici, gli amici. Smagrito e pallido come il morto, Luigi di Savoia venne a chinarsi sulla salma inerte del suo secondo e volle che fosse rivestita per sempre della divisa di ammiraglio, estrema rivendicazione del merito marinaro. Fino alle esequie il corpo giacque sullo stesso letto in cui si era spento il generale Manfredo. Il testamento di Cagni diceva: « Educate i bambini nel più grande amore’dell’Italia che fu sempre il mio supremo pensiero, supremo pensiero di mio Padre e deve essere anche di loro ». La stessa esortazione di Peti-