256 l’artificio della confederazione cermanica a non essere più Italia, a perdere il carattere nazionale, a formare la * base per ogni azione offensiva contro le aspirazioni italiane, e a tenere schiuse le porte delle Alpi Giulie per il libero transito delle forze straniere. Il Regno d’Illiria rimase un’entità astratta, un titolo protocol-lare della Casa d’Asburgo, ma la separazione dall’Italia della terra giuliana, tra il Iudrio e le Alpi, fri un fatto positivo e duraturo: il nome d’Illirio pose su queste terre un’etichetta, che ne doveva falsare il carattere storico, abituando la gente a credere che l’Italia finisse nel mezzo della pianura friulana. Trieste doveva apparire, non più come città d’Italia, sì bene come città deH’Illirio. Creata in tal modo una finzione storico-geografica, si pensò, che qualunque avvenimento d’Italia avrebbe arrestato la sua sfera di influenza al confine dellTllirio e l’Austria, sotto il velario di quel nome falso, avrebbe potuto mantenersi dentro l’Italia, di qua dalle Alpi Giulie, e sul mare Adriatico. Nel 1818 rafforzò quell’artifìcio con un altro arbitrio politico: la frontiera deH’Iudrio fu dichiarata frontiera della Confederazione germanica, «linea di difesa dell’impero germanico oltre le Alpi». Richiesta l’Austria con quali regioni volesse entrare nella Confederazione germanica, rispose annoverando tra esse il Friuli orientale e « il territorio della città di Trieste ». Una soperchieria e un abuso, di cui non fa bisogno rilevare l’essenza, giacché nessuna matricola, nessuna pergamena, nessun documento, nessuna dichiarazione pubblica, nessuna carta geografica, nessuno scrittore avevano mai attribuito Trieste all’impero germanico: essa era stata sempre considerata come città d’Italia. Ma, poiché poco si poteva fidare dell’Italia, già scossa da fremiti nazionali, il governo austriaco voleva vincolare tutto l’impero alla protezione di quello, che l’imperatore Francesco a Lubiana, nel 1820, dichiarava « territorio federale a difesa della Germania »: bisognava arrestare la politica italiana di là da quel territorio, quindi far entrare nella coscienza generale una nuova geografia d’Italia, da cui fossero esclusi il porto di Trieste e le zone contenenti le porte della Penisola. L’aggregazione della città alla Confederazione germanica rimase allora segreta, quindi ignota ai Triestini. Una patente del 1820, riflettendo i dazi delle nlerci passanti da una parte all’altra della Confederazione, incidentalmente, nell’elenco delle regioni, nominò anche il