IL PROBLEMA ESSENZIALE DELLA CITTÀ 63 L’ostilità contro la partecipazione alla guerra turca proveniva dal fatto che i Turchi non minacciavano piti le Alpi e poco oramai erano sentiti nel cantuccio subcàrsico di Trieste. Ma anche dalla persistente miseria. Giacché, risolti i problemi di regime e di prestigio, salvate # con gelosia le prerogative municipali, rimaneva sempre dominante e assillante il problema essenziale: come risorgere, o almeno, come arrestare lo scadimento dei commerci, che venivano sempre meno. Era tale quistione che non si poteva separare dal politico e che ammetteva un solo scioglimento: nella sottomissione a uno dei due fattori avversarii, o alla Carniola o a Venezia, o a chi teneva la terra o a chi teneva il mare. Era proprio quello che Trieste non voleva fare. Ricordiamo una volta ancora la leggenda dell’alabarda, che non si lasciava indorare. Dentro le mura e sotto gli stessi tetti, presso all’orgoglio stava la povertà, di cui erano tutti insofferenti, in quanto persuasi che venisse da cause ingiuste. Ma comecché la cosa s’andasse, la città era ridotta a non avere il pane per i sabati. Oratori si mandarono a Cesare nel 1533 con un quadro pietoso: la città non poteva seminar grano sulle rocce dei Carsi, dove •< scavando con le unghie e coi sospiri » piantava alcune vigne pietrose; fuori di pochissimi mercanti, tutto il resto era plebe vivente in massima e intollerabile inopia. Venne, tre anni dopo, un infelicissimo tentativo del governo imperiale. Questo volle assicurarsi a Trieste il monopolio del sale e fondarvi una Camera salaria. Tutto il sale prodotto nella città e quello degli anni venturi fu acquistato al prezzo fissato allora dal governo: i Car-niòlici dovevano obbligarsi a comperare tutta la quantità disponibile. Ma, prima che metà del sale fosse consumata, il governo ruppe il contratto coi produttori e lasciò liberi i Carniòlici di comperare il sale dove meglio avessero gradito. Grande carestia nel 1539 e pessima la produzione del vino, dell’olio e del sale. Non v’erano pertanto a Trieste mezzi per pagare i mercanti di grano. Questi in più chiedevano prezzi enormi. I Veneziani, che soffrivano come tutta l’Italia, percorrevano il retroterra, pagando lautamente gli acquisti che facevano: « Chichi, Croati et Murlachi », per eludere gli ordini imperiali, rinnovati quell’anno, e per esportare il grano malgrado il divieto, si armavano e passavano in Istria per vie