466 l’ascensione della città e gli OLTRAMONTANI a garantire alla città i suoi diritti, ad assicurarle i mezzi di prosperità da decenni invocati, ma soltanto a garantire all’espansione austriaca gli strumenti indispensabili. La posizione geografica della città fu sfruttata, ma non perché era giusto che alla citta italiana dominata si dessero i benefizi che le spettavano per ragioni naturali. Quest’era anche allora naturale, secondo una rigida interpetrazione degli interessi dello Stato. Ogni provvedimento—e questo fu sempre bene presente ai cittadini — fu preso al fine di sfruttare nel modo più esauriente la città « per il meglio della Monarchia ». Il cui centro, qualunque fosse il governo, sembrò aver rinunciato totalmente a quella prudenza, che avrebbe potuto consigliare di sfruttare i mezzi economici, che si mettevano allora e finalmente in azione, anche per tentar di guadagnare, mediante gli interessi, gli animi dei cittadini. L’azione del governo fu invece tale, che ridusse sempre più quella che era stata la fonte di ricchezza creatasi dalla città non ostante i tanti guai, cioè il lucroso commercio proprio, e sviluppò il commercio di transito. I produttori deH’interno, favoriti dalle tariffe, cercarono la diretta congiunzione coi consumatori d’oltremare: via Trieste, sì, ma senza l’intermedio dei negozianti triestini. I quali, tuttavia, non si lasciarono sbancare. In relazione a questa sua politica e per altri motivi che vedremo in seguito, il governo, tendendo a intensificare e ad accelerare la snazionalizzazione di Trieste, appoggiò tutte le tendenze politico-economiche deH’imperialismo tedesco e di quello slavo, favorì in ogni modo la formazione di commerci diretti di quelle genti, sovrappose al mondo economico triestino, cioè italiano, uno misto, parte tedesco, parte slavo. L’ascensione della città eccitò sempre più gli appetiti dei popoli che tentavano strapparla agli Italiani: le maggiori ambizioni li spinsero ad accrescere la forza delle loro colonie commerciali e finanziarie e a intensificarvi le loro relazioni economiche. Il governo austriaco suscitava, dirigeva e accumulava tutte le forze, che potevano assicurargli la potenza sulle vie del mare. « Noi vogliamo, noi dobbiamo avere l’assoluto, completo predominio nell’Adriatico », si diceva ormai a Vienna. Uomini politici e organi ufficiali ripetevano: « Nell’Adriatico e nell’Oriente l’Austria dev’essere l’erede di Venezia ». Mezzi d’ogni sorta si applicarono all’effettuazione dei piani così spiegati. L’Austria trattò la costa adriatica « coi criteri e coi metodi che