I PRIMA GARA Cominciarono a dividersi i compiti. Mentre il Duca si spingeva in perlustrazione per cercare la via migliore attraverso la foresta costiera di conifere fino al ghiacciaio Malaspina, Cagni riordinò il materiale e prese contatto col gruppo dei portatori assoldati, dieci gagliardi giovanotti condotti da un certo Ingraham: due marinai, quattro studenti, un minatore, uno Svedese, un Tedesco e anche un Italiano. Quando il Principe tornò al campo riferì di aver trovato le tracce del recente passaggio di Bryant. Era il 24 giugno. Alla luce del tramonto il Sant’Elia apparve fra la nebbia diradata come un immane fantasma incombente dietro la selva degli abeti: la rifrazione ne ingigantiva la mole lontana in modo inverosimile come un incubo che fece pensierosi gli arditi che si accingevano ad affrontarlo. Nello stesso tempo sciami di grosse zanzare vennero a infastidire il riposo degli uomini con feroci punture che li persuasero circa la voce corrente che quegli insetti fossero capaci di uccidere gli orsi. La natura dei luoghi e le esperienze dei predecessori indicavano un determinato itinerario da seguire verso la montagna, quasi come una rotta in un mare sconvolto di onde ghiacciate. Bisognava attraversare la foresta costiera, poi la morena, il ghiacciaio Malaspina ed il Seward fino all’alto Dome Pass; poi ancora l’Agassiz e il Newton, ultimo limite toccato da Russel nel 1891; quindi assalire la vetta piramidale ancora inviolata. Un complesso di circa novanta chilometri di ghiacciaio da percorrere in continua ascesa con slitte e carichi pesanti. Senza lasciarsi intimorire dalle asprezze del terreno, dalle piogge e dalle nebbie quasi permanenti, il Duca avanzò ogni giorno con la carovana; Cagni lo seguiva misurando ansioso le sue risorse di principiante, risoluto a non sfigu-