5«4 ARTISTI FRIULANI E ISTRIANI A TRIESTE di pittura moderna, che ci sieno in Italia e contiene alcune pregevolissime sculture. È stato l’unico istituto moderno d’arte, che avesse Trieste. Furono poche, con danno delle arti belle, le costruzioni pubbliche ideate con signorilità, mancò l’amore della religione e della chiesa. Troppe crisi economiche, infine, colpirono con inesorabile intermittenza la città, perché le ricchezze accumulate si sentissero sicure e pensassero ai godimenti dell’arte e del mecenatismo. Come dicevamo, nella prima metà dell’Ottocento, molti Friulani lavorarono a Trieste. Odorico Politi fece la pala di sant’Antonio per sant’Antonio nuovo e lasciò opere nelle case private. Michele Grigoletti diede la pala di sant’Anna nella stessa chiesa e quadri per Carlo d’Antonio Fontana. Nella villa Revoltella e nel teatro Armonia mostrò la sua bravura Domenico Fabris di Osoppo. Pasquale Zuppelli, Filippo Giusep-pini e Giovanni Darif di Udine, nonché Augusto Tominz di Gorizia, Giuseppe Bernardelli di Cormons si stabilirono nel detto periodo a Trieste, dove lavorò lo scultore Antonio Marignani, udinese anche lui. Il friulano Bearzi scolpì nel 1853, Per *1 Revoltella, la Madonna che è nella cappella di destra, presso la porta, ai Gesuiti. Quest’afflusso di artisti friulani corrispondeva a quello degli scrittori, dei quali abbiamo già ricordato il Dall’Ongaro, il Somma e il Valussi. Ricorderemo qui Pietro Zorutti, il celebre poeta vernacolo, che dimorò nella nostra città spesso e a lungo. DallTstria invece vennero uomini politici e scrittori, non artisti. Lavorò anche da noi, nella seconda metà del secolo, Bortolo Gianelli, modesto pittore capodistriano. Di famiglia piranese nacque a Trieste o vi venne bambino Cesare dell’Acqua, la cui attività si estende per un trentacinquennio dopo il 1848. Si stabilì negli ultimi anni della sua vita a Bruxelles. A Trieste si vedono sue opere di stile romantico e di soggetto o storico o biblico o simbolico nella sala municipale, nella chiesa dei Greci e al museo Revoltella: nulla di grande, ma parecchie cose oneste. Tra i primi i pittori veneti giunti a Trieste si distingue il bassanese Giuseppe Bisson, stato sino al 1831, che decorò il soffitto della sala superiore della Borsa e la cupola dei Gesuiti, lavorando altresì molto per privati. Pietro Canal, detto anche lui Canaletto, veneziano, insieme ad Alessandro Sanquirico, ornò di pitture assai lodate, ma non più esistenti, il Teatro Nuovo. Era veneziano anche quel Carlo Bevilac-