VOLONTARI GARIBALDINI NEL 187O 451 Allora — disse un rapporto ufficiale — « la truppa di polizia e di linea fu obbligata a disperdere gli ammutinati con baionetta spianata ». Molti cittadini furono feriti. Ma i tumulti si prolungarono nella notte. Il giorno appresso, nel Consiglio municipale, Antonio Vidacovich protestò contro la violenza della polizia e contro il governo, che proibiva alla città « di partecipare alle gioie e ai dolori della Patria comune ». Una grande assemblea popolare, convocata dalla Società del Progresso, protestò ancora contro il governo, celebrò la conquista di Roma e la caduta del potere temporale e si chiuse, tra alto entusiasmo, con acclamazioni all’Italia e a Roma. Giuseppe- Garibaldi trovò quell’anno alcuni prodi triestini anche nei Vosgi, dove combatterono ai suoi fianchi nella giornata di Digione. Leopoldo Mauroner, col grado di luogotenente, fu ferito e decorato al valore. Degli altri sono ricordati Bruffel, Cavalieri, Dudovich, Mosconi, Solderer, Tagliaferro, Vodnig, Danese, Jeralla, Armando Ma-tera, veterani delle altre campagne, nonché Luigi Capello, Antonio Fantini, G. B. Pascutti, Luigi Giorgini, Giacomo Levi, Giovanni Desimon, un Guastalla, Moisè Sessa, Luigi Cassel, Luigi Jasbitz, Augusto Petrovich, Cadorini, uno Zilli e Luigi Rovan. Così, vivendo tutte le fasi del Risorgimento, lasciata allo straniero dalle sventure della Nazione e dagli errori dei suoi governanti, ma, mediante l’opera dei migliori, sempre fedele a sè stessa, la città aveva plasmato con tratti indistruttibili la sua personalità italiana, preparandosi a lotte ben più dure. Francesco Dall’Ongaro, ritornato, come abbiamo detto, a Trieste nel 1869, disse: « Mi avete dato l’ineffabile compiacenza di rivedere fatta fiamma quella poca favilla che mi aiutaste un tempo a sprigionare dalla selce. Questa fiamma divampa già grande e nessun vento boreale la può più spegnere: anzi, come avviene negli incendi, più vi soffierà per entro, più la farà forte, viva ed indomabile ».