UN OMAGGIO A GARIBALDI 411 ideate da un popolano: Evviva Garibaldi, viva Vittorio Emmanuele, viva l’Italia, abbasso la bandiera austriaca ed il governo, morte al governatore ed al corvo Tommasini - ancor 15 giorni ». Tra questi numerosi anonimi dimostranti, che in realtà esprimevano il sentimento della moltitudine di cui facevano parte, non mancavano anche uomini di molto spirito. Un ignoto mandava al Diavoletto, e il direttore stampava, il 9 agosto, senza accorgersi della mistificazione, un sonetto in onore di Papa Pio IX, dove le iniziali dei versi facevano l’acrostico Viva Garibaldi: il Rupnik se ne avvedeva poi, constatando l’eccezionale vendita del giornale, e si vendicava il giorno seguente, trasformando il sonetto e ottenendo l’acrostico Evviva l'Austria. Ma ormai tutta la città aveva riso del tiro patriottico giocato al meschino organo dei gialloneri. Il governo si faceva nervoso per le notizie che venivano dalla «fedelissima » Trieste. Voleva che la polizia cercasse nelle case, perché gli constava che erano state vendute in città seimila coccarde tricolori: la polizia frugava ovunque e non trovava nulla. Nel luglio fu consegnato a Giuseppe Garibaldi un vessillo tricolore ricamato nascostamente da un gruppo di donne triestine. Lo accompagnava una lettera, in cui tra altro era detto al generale: « Vi ricordi come anche da Trieste non meno ardente si sollevi al cielo un voto perché benedica le vostre armi, perché compia e presto i destini d’Italia ». Altra intimazione da Vienna, affinché si trovassero i responsabili: ma l’Hell era incapace di penetrare i misteri delle cospirazioni triestine. Fino dal marzo la polizia era stata allarmata dalla partenza clandestina di giovani, che andavano a arrolarsi nelle squadre rivoluzionarie o negli eserciti dell’ Italia centrale. Stefano Samueli, uno dei Gobbi, Pasquale Morgante, Emilio Roncaldier, un certo Colamarini erano fuggiti insieme a qualche amico. Gli arrolamenti erano continui. Il comitato segreto aveva guadagnato alla causa anche degli ufficiali del Lloyd, che favorivano le partenze. Esso comprendeva ormai molte, forse troppe persone. Marco Matera, Ferdinando Vecchi, Pietro Modugno e Michele Buono erano i fattori più alacri del comitato. I giovani partivano di solito dal molo Sartorio, nascosti nelle barche. Talvolta, mentre aspettavano di poter fuggire, stavano nascosti in casa Hortis. Ai primi d’agosto s’imbarcarono Ugo Cappelletti, un Cosciancig e Paolo Scomparini con alcuni amici. Il 25 di agosto Sebastiano Viscusi, l.uigi