184 EFFETTI DEL CENTRALISMO AUSTRIACO progetti di commercio per Trieste. Il governo se ne interessò. Nel 1747 la franchigia doganale fu estesa, non ancora alla città, ma al « distretto camerale » (che era la zona sottratta alla giurisdizione del Comune e sottoposta a quella della Camera aulica), dove stavano i magazzini e sorgeva qualche casa. Lentamente, d’anno in anno, si avvertì un miglioramento nelle condizioni della città: i cittadini stessi furono attratti più vivamente negli affari. Certo Berulli, informatore veneziano, avvertiva, già nel 1747, che a Trieste ognuno trovava modo di vivere e di impiegare il proprio danaro. Era inevitabile, però, che il Comune fosse assorbito dentro i piani centralizzatori di Vienna e perdesse la sua libertà. I patrizi e i loro fautori non sapevano adattarsi alla soppressione degli Statuti e al veder parificati essi stessi e i loro concittadini ai nuovi venuti. Ma nel moto progressivamente accelerato dei commerci e nella ridda dei provvedimenti legislativi emanati da Vienna, statuti, privilegi e libertà andarono più volte aU’aria. La città dovette subire le continue esperi -mentazioni politiche e amministrative del governo centrale, del quale, via via che il tempo correva, non poteva disconoscere l’opera utile ai commerci. Nel 1747 avvenne quello che i patrizi avevano sempre paventato, odiato e impedito: la sottomissione della città alla Carniola assieme alle altre della Giulia. L’autorità suprema della Carniola fu costituita superiore anche al capitano di Trieste e questo fu da essa dipendente in cameralibus, cornercialibus, publicis et politicis. La protesta partita dalle regioni colpite fu efficace: tale soggezione non durò nemmeno un anno. Nel 1748 fu soppressa la carica di capitano imperiale. Si fondò l’intendenza commerciale per la cosidetta nuova Provincia Mercantile del Litorale. Poi, divisa la provincia in circoli, fu istituito a Trieste un « capitanato circolare ». Il Consiglio municipale rimase, però fu ridotto a mera comparsa e l’azienda del Comune fu affidata a una « Commissione economica », presieduta da un consigliere del governo. L’anno seguente, altro esperimento e altra mutazione. La città fu sottoposta al Supremo Direttorio del Commercio, quindi a un’intendenza di Trieste (composta di tre consiglieri), dipendenti da quello stesso Direttorio. Un Tedesco, un Portoghese e un Triestino ebbero le cariche principali.