NAVI CORSARE CONTRO GLI ISTRIANI 37 che mostravano tanta inoffensività e tanta passività di fronte ai Veneziani. Verso la metà dell’anno o in quell’ intorno il vescovo riprese dimora a Trieste e, vedute le condizioni sue, si adoperò per effettuare l’azione contro Moccò e Muggia, tante volte chiesta. Pare portasse soldati e rianimasse i suoi fautori. Certo non migliorò punto le condizioni di Trieste. Peggio: si scaricarono nuovi disastri sulle sue groppe, per causa del coiseggiamento dei due brigantini. I Triestini comprendevano che ciò non avrebbe portato se non rovinose rappresaglie. Perciò protestavano contro l’uscita di quelle navi e tentarono trattenerle nel porto. Ma il Rauber vietò qualunque protesta sotto pena di ribellione. I brigantini continuarono a uscire con equipaggi di pirati e di banditi, che facevano ogni sorta di danni e di crimini contro gli Istriani. L’odio e l’indignazione di questi montavano. I Muggesani mandarono un forte ammonimento il 16 giugno. Dicevano che a loro, « nutriti et arlevati soto el pacifico manto da boni latini et non barbari », dispiaceva il sistema feroce della guerra. Protestavano contro i delitti dei corsari, che li costringevano alle rappresaglie: « tutto el populo tergestino » sapeva che essi volevano vivere in amicizia, desiderando che i Triestini fossero « homeni da bene ». Con dispiacere, provocati, doveva reagire. Provvedesse a tempo il capitano: faccia, gli dicevano, « che queli sopra li brigantini, homini abiecti et nula hano da perdere, vadano a zapare et far altri sui exercitii honesti et non vadano robando al modo che fano ». Tenga le navi nel porto, altrimenti i Triestini avranno da pentirsi. Il Rauber non ascoltò il consiglio. I brigantini fecero altri malanni. A questo punto Istriani e Veneziani risposero. Il 5 e il 6 luglio fu operato uno sbarco presso la città. Istriani, Veneziani e stradiotti, quindi, devastarono tutto il territorio per un raggio di cinque miglia, distruggendo tutti i vigneti, tutti gli olivi, i frutteti e le saline. Fu come se un ciclone si fosse abbattuto sui poggi dei dintorni, che, dopo, parevano non essere stati mai coltivati. La città ebbe un danno di 100.000 ducati: » il suo patrimonio annientato. Soldati e cittadini assistettero all’orrendo spettacolo dalle mura. Solo il 7 luglio, quando un reparto di Muggesani montarono a San Vito e, piantato lo stendardo di San Marco, mandareno un trombettiere verso la città con un ingiurioso invito a fornirli di vino, ché volevano inneggiare alla loro bravata vittoriosa, il Rauber tirò