CONTINUE DIMOSTRAZIONI CONTRO L’AUSTRIA 373 Francoforte (il Burger), che era dimissionario. La Commissione respinse l’ordine, dichiarando che Trieste non aveva nulla da fare con la Confederazione germanica. Ritornò alla carica il governo e la Commissione, dopo un discorso di Nicolò De Rin — il quale sostenne che la « nazionalità è in sè una religione e chi la rinnegasse, rinnegherebbe Dio » — respinse ancora l’ordine, dichiarando che Trieste era di nazionalità italiana. Mentre, dunque, per l’apparire della flotta italiana, l’Austria tentava far valere quel congegno federale, che del resto la stessa Dieta di Francoforte corrodeva a danno suo, i Triestini, ripetendo l’atteggiamento del giugno, le negavano il diritto di ricorrere a esso. In quei giorni al Teatro, una di quelle dimostrazioni così caratteristiche del ’48 italiano, espresse ancora una volta l’animo italiano della città. Al Teatro Grande il Machbel di Verdi ottenne un successo trionfale. Il coro «La patria tradita piangendo fratelli ne invita» fu acclamato e ripetuto, come nelle altre città d’Italia, fra continuo entusiasmo. Nell’ottobre si era data nello stesso Teatro Grande per la prima volta un’opera nuova di Verdi: Il Corsaro, scritta per esso dal Maestro. La Frusta, facendo un giuoco di parole patriottico, disse: « Verdi s’è fatto rosso col “ Corsaro ” ed è divenuto bianco col “ Machbet ” ». L’ultimo giorno d’ottobre un individuo partito da Trieste diffuse per tutte le strade sino a Codroipo un manifesto violento, incitante le popolazioni a non pagare le imposte, a attendere con fede il riscatto e la guerra di popolo contro l’odiatissima Austria. Un manifesto simile a questo fu trovato affisso a Trieste la mattina del 4 novembre. Il 1. novembre era stato arrestato certo Giuseppe Trevisini « per aver distribuiti danari alla plebe », eccitandola a gridare evviva alla repubblica e allTtalia. Interrogato dal tribunale a proposito di questo fatto, il Salmasseriva di dover credere a una stretta relazione dei facinorosi di Trieste con quelli di Vienna, deH’Ungheria e dellTtalia. A Vienna si continuava a scrivere rabbiosamente contro Trieste: si parlava del « partito terrorista italiano », si scriveva che a Trieste « si parteggiava per l’Italia con furore ». La fine della rivoluzione viennese non mutò l’atteggiamento dei cittadini e della stampa. Naturalmente, al governo riusciva di estrarre dalla congrega conservativa plurinazionale di Trieste manifestazioni a