86 LA SCUOLA DEL COMUNE gonato a Pindaro e a Orazio »; tre anni dopo Cherubino da Faenza e nel 1504 Bartolomeo Argenti da Roma, « famoso precettore »; circa dal 1516 al 1520 1’« eruditissimo e probatissimo » Ambrogio Febeo o Apollonio, dottissimo umanista piranese; dopo di lui Tullio Avagnarà di Napoli, a cui succedeva, dal 1529 al 1532, Gianantonio Petronio di Pirano, « fonte purissima del sapere », sostituito nel 1532 da Andrea da Sebenico, « spirito innovatore », seguito a sua volta, dal 1534 al 1540', dal desideratissimo Febeo. Insegnarono poi un Cristoforo Hernández, pre’ Andrea Stella, triestino, e Vincenzo Rossetti di Verona, « matematico, interprete della Musica Aurea del Vanneo », sino al 1548, quando ritornò il Petronio, con suo figlio Giacomo come ripetitore. Da una lettera del Petronio, che, come vedremo, fu imprigionato per sospetto di eresia, vediamo le molte funzioni che aveva un maestro pubblico. « Io insegno in questa città, diceva il Petronio, lettere umanistiche, leggo pubblicamente, tengo spesso orazioni funebri e nuziali, tengo anche discorsi in chiesa, quando si fanno preghiere a Dio per la vittoria dellTmperatore... Tre volte parlai per ordine e mandato dal capitano cesareo per esortare tutti alle preghiere e ai digiuni ». Malgrado ciò fu arrestato dall’Hoyos. Colpa di ciò avevano certi fraterculi procaces impudentes, i quali lo accusavano di luteranesimo, perché non erano d’accordo con lui. Vennero dopo il disgraziato Petronio: pre’ Paolo Fenozo (Fenocio o Finocchi?) nel 1549; l’anno seguente Domenico Cillenio, « greco d’origine, che il libro suo della scienza militare intitolò a Emanuele Filiberto duca di Savoia »; nel 1551 Giambattista Roscio, « che avere maestro stimavansi felici i popoli e le terre »; Alessandro Goineo di Pirano (1554); Giacomo Costantino da Capodistria (1556); fra Giovanni Maria Quinto, capodistriano esso pure, nel 1560, con Pietro Lucerino da Camerino, aiutante e ripetitore. L’anno appresso venne Giandomenico Tarsia di Capodistria, precettore di latino e di greco, incaricato anche, ad imitazione dei Romani, di fare orazioni funebri « alli consiglieri di rispetto e stima il giorno della loro sepoltura ». Presero il suo posto, poi, Enea Rodolfìni di Camerino, « poeta, oratore, dotto di greco e di latino », nel 1563 e Lauro Caprini nel 1564. Chiuse la onesta schiera una dinastia di precettori pubblici, quella dei Boni, di cui fu il primo, nel 1566, Rocco Boni, nato a Tolmezzo, già noto per un poema latino