IL PROGRAMMA DEL RISORGIMENTO - ATTACCHI VENEZIANI 359 un programma: sostenessero la completa autonomia della città, il rinnovamento solenne dei patti del 1382 e l’indipendenza totale da ogni vincolo verso altre provincie dell’Austria. La liberazione della città rimaneva sempre nel programma nazionale dell’Italia. Non lo ignoravano i migliori cittadini, che avevano relazioni con Venezia e con Torino e probabilmente anche coi loro fratelli, che combattevano (come vedremo) nelle file dei volontari. La Commissione senatoriale per l’annessione della Lombardia e del Veneto al Piemonte (6 luglio) affermava che l’Italia doveva arrivare alle Alpi Giulie. Il Governo provvisorio della Lombardia, ch’ebbe una profonda consapevolezza della sua missione italiana, incaricò il Morelli d’informarsi presso il potere esecutivo centrale della Confederazione germanica sulla condizione, a cui si ridurrebbero il Trentino, Trieste e l’Istria, quando la pace fosse mediata tra l’Italia e l’Austria. Il 15 luglio il governo lombardo aveva già avuto un'informazione preziosa a questo riguardo: il potere centrale si era mostrato disposto a intervenire con una mediazione sulle basi della piena libertà del Lombardo-Veneto. Il Trentino sarebbe stato reso neutro, da non occuparsi né da truppe italiane, né da truppe tedesche. « Pare — diceva l’informatore da Francoforte — che anche a Trieste si permetterebbe di aver qualche comunanza collTtalia ». Soggiungeva però: « Che Carlo Alberto faccia procedere alacremente la guerra e poi si potranno pretendere pel Triestino le condizioni che ora si offrono pel Trentino ». Le relazioni con Venezia persistevano a non essere buone. Come si può facilmente intendere, governo e mercanti stranieri abusavano per la loro propaganda di foglietti volanti con notizie di sciagure venete. I giornali veneziani se la prendevano con la città. A Trieste l’Austria faceva grandi armamenti contro Venezia. Manin, inaugurando l’Assemblea costituente, accennava, senza nominare Trieste, ma con frase aspra, alla rada dove si preparavano i lutti di Venezia. L’impressione destata a Trieste dalla frase di Manin fu enorme. Basti pensare che intervenne a difesa dell’onore della città, che non aveva colpa, persino il giornale ufficiale. Il quale scrisse (15 luglio): « E che a Verona e a Mantova non si sono preparati e si preparano i loro lutti ? Giustizia per tutti ». Lo stesso giornale, parlando dei foglietti volanti, di cui sopra, li diceva opera di « fanatici » e di « imbecilli ».