INFILTRAZIONI LUTERANE 93 Servolo sulle quattro colonne degli angoli. Nella cappella Conti, in Rena, si conserva una piccola madonna in marmo (fig. 6). Crediamo spetti al xvi secolo, ma alcuni caratteri primitivi d’arte paesana rendono difficile una assegnazione esatta. Appartenne alla confraterna dei marinai e la si ritiene miracolosa: fu rinvenuta sotto terra, presso al castello, verso il 1840. Tenuta in questi limiti modesti — che ben diversi e più vasti sarebbero, se la città avesse appartenuto a Venezia — la cultura manteneva il suo carattere antico. Invano tentavano penetrarvi e rimanervi influssi stranieri. Vi furono tuttavia infiltrazioni di luteranesimo. Nel 1528 diedero occasione a disordini tra il clero ed il Consiglio, ma non durarono. Si ricorda che al tempo del Bonomo un fra Giuliano da Milano predicasse in senso protestante. Più efficaci furono le prediche tenute nel 1543 da un frate di nome Serafino. Il vescovo Bonomo e i canonici, impressionati, lo citarono a disputare con loro e a farsi esaminare nella chiesa di san Lorenzo. Entrarono nella chiesa anche alcuni laici, già guadagnati dal predicatore. Fattasi a un certo punto più violenta la disputa e sembrandone il frate soverchiato, Stefano Paduino si fece avanti, proponendosi difensore dell’imputato. Allora il tumulto si fece più grosso e i secolari furono cacciati dalla chiesa. Gian Maria Bonomo, uscendo, gridò ai canonici: « o farisei! ». Questo stesso Bonomo ospitò in casa sua frate Serafino, che vi leggeva il Nuovo Testamento e le epistole di san Paolo. Nacque così una «setta luterana », di cui si ritenne principale soggetto Bernardo Petazzi: vi partecipavano, dei più noti, pre’ Pietro Peterlinis detto lo Zoppo, pre’ Andrea Stella, già precettore pubblico, Pietro de Leo e il Bonomo (che abbiamo già ricordati per tal contingenza), il Paduino e Giuseppe de Pellegrini e, si diceva, circa altre quaranta persone, che più tardi andavano a ascoltare, in casa Bonomo, le prediche del Pellegrini e di certo Marco Isolano. Il comportamento del clero favoriva — come scriveva Ferdinando nel 1547 capitano — l’eresia, poiché i preti, invece di vivere secondo il costume cristiano «se la scialavano con concubine e con altri amori illeciti e con ogni genere di lusso e di vizio ». Ci furono violenze. Un fra Giovanni di Cattaro, eretico, fu ferito di coltello. Ma anche fra Pietro Celsi, predicatore ortodosso il quale aveva chiamato « porci e cani » quelli che non andavano ai servizi divini, fu aggredito e ferito dal Paduino e dai suoi amici, che lo