L’OSCILLANTE MOVIMENTO DEI COMMERCI ch’ebbe due stanze in piazza, sotto il Teatro di San Pietro (il Palazzo municipale del 1699) e stava aperta dalle 10 alle 12. Ad onta di questi provvedimenti e dei fatti che mutavano la città, i commerci andavano ancora come volevano, sempre con alterna vicenda di bene e di male. Nel 1752 il Direttorio del Commercio affermava che i malanni, che si erano riscontrati negli anni precedenti, sussistevano e non erano proprio migliorati. La stessa cosa si poteva dire nel 1755. Ma qualche passo avanti s’era fatto. La città era cresciuta: i 3843 abitanti del 1735 erano divenuti nel 1754 — dentro le mura — 5780; più sensibile era l’aumento — da 7520 a 10.000 — nel territorio. Questo fatto, pur nelle sue modeste proporzioni, faceva bene sperare per lo avvenire. Il moto in avanti era lento; altrettanto lenta era la nuova costruzione economica degli Stati del retroterra. Ma in fondo commercio c’era stato e c’era. I Levantini venivano nel porto. Onde la gratitudine per l’imperatrice era grandissima e generale. Nel 1754 si era annunciato il suo arrivo a Trieste. Per l’occasione felice pensarono di fare un bucintoro in mare: in terra, un teatro sotto il castello, che si sarebbe convertito in sala da ballo dopo la recita. Gli attori sarebbero stati pagati dai mercanti; l’illuminazione l’avrebbero pagata i Greci; i rinfreschi si sarebbero offerti a spese degli spedizionieri; gli osti avrebbero pagato l’orchestra, ecc. Tutti questi generosi e metodici propositi furono vani, l’imperatrice essendo rimasta a Vienna. Giunse invece, con la fine del 1755, la guerra dei sette anni. E fu un nuovo tracollo per Trieste, giacché tutti i traffici delle regioni danubiane e dell’Adriatico rimasero paralizzati e s’aggiunse una fuga generale di mercanti, di speculatori e di cittadini. Il podestà di Capodistria riferiva, nel 1756, che a Trieste c’erano stati molti fallimenti e che « quel porto, che nelle appassionate divulgazioni dei parziali era divenuto l’emporio dell’Adriatico, non era che scarsamente visitato da bastimenti e vi gemevano le fabbriche e le operazioni ». L’anno dopo, un confidente veneziano soggiungeva che un teizo delle case erano vuote. Il nuovo disastro economico raffreddò subito gli entusiasmi per l’imperatrice. Nel 1756 il Comune le aveva offerto 500 soldati: lanciato l’appello ai cittadini, non se ne presentarono che sette: gli altri, aducendo scuse frivole, se ne stettero a casa. Il movimento nella popolazione mostra l’arresto dello sviluppo. In sette anni la popolazione