340 IL TENTATIVO DELLA RIVOLUZIONE zionale (ex Corti), ebbe luogo un grande comizio popolare: Carlo Grego-rutti tentò trascinare la folla ai fatti e levare la rivolta. Si ricorda una sua esaltazione del tricolore italiano contro i colori giallo-nero, « colori dell’invidia e della morte », e l’impressione che fece sulla moltitudine presente l’infiammato discorso. All’uscita dal teatro, Orlandini, Venezian, Gregorutti e i loro amici liberali e mazziniani — tra i quali sono vagamente ricordati più tardi, da alcuni atti della polizia, Michele Treves, Carlo Coretti e Leonida Rossi — tentarono portare la folla contro il palazzo del Governatorato, per prenderlo, per piantarvi il vessillo nazionale e per proclamare la Repubblica di San Giusto. Lo stesso Orlandini si mise alla testa, portando il tricolore e incitando la folla all’assalto. Ma il governo, allarmato dalle notizie veneziane e prevenuto altrimenti, aveva preso i provvedimenti opportuni. Lo Schickh aveva preparatogli elementi, su cui poteva contare e aveva ammassato gente della plebe: Gyulai aveva tenuto in armi il battaglione Furstenwàrther e tutta la guarnigione consegnata. Tutti i mezzi opportuni erano stati preparati, dice lo Schickh, «per respingere eventuali attacchi delle teste esaltate ». In tal modo, armi e armati del governo, tenuto da due tempre molto dure, ebbero facile vittoria sui patriotti disarmati. Quando la gente, uscita dal teatro, si mosse verso la piazza e incominciò a gridare viva la repubblica sventolando il tricolore, le fu gettata contro la turba già preparata e trascinata all’azione dal vetturino Birti. Un pa-triotta, Abba, fu gravemente ferito. Ferito fu anche certo Accerboni. Orlandini fu gettato a terra, percosso e consegnato alla Guardia nazionale, che lo arrestò. Altri patriotti furono presi dalla stessa Guardia, altri dispersi, e il tentativo fiaccato. Quindi, quelli che avevano avuto il sopravvento inscenarono una dimostrazione allTmperatore e al governo. Salm giubilante li ringraziò dal balcone e Gyulai mandò fuori, invece delle truppe, la musica militare. Il governatore tirò certo un gran so-spirone, perché egli aveva avuto paura: a tal punto, che « per sventare ogni movimento rivoluzionario a Trieste e per impedire un attacco di Venezia contro la città » aveva spedito, il 22, un piroscafo del Lloyd a cercare la flotta inglese a Corfù o a Malta e a chiederle soccorso. Ci fu ancora un allarme quella sera: le due navi armate, ch’erano nel porto, stavano per salpare verso Venezia. Le autorità, pronte, arrestarono il maggiore Basilisco, veneziano, che le comandava, il capitano