4i8 LA « SOLFERINO » DEI LIBERALI — IL NUOVO COMUNE tante i cittadini a quella manifestazione. Esso terminava con questi versi semplici: Per esser presi in considerazione. da Garibaldi, Vittorio e Napoleone si faccia questa dimostrazione. In seguito alla legge del febbraio (che conservava a Trieste il carattere di città-provincia) il governo, dopo dieci anni di vita artificiale e stentata, sciolse il Consiglio composto in gran parte coi suoi uomini - ottimi amministratori, del resto - e rimasto nelle memorie col nome di Consiglio decennale. Fatte le nuove elezioni, i liberali-nazionali, cioè il partito che difendeva il diritto italiano della città, raccolti nell’ Unione elettorale triestina, ebbero la maggioranza, tra grande e universale giubilo. Uno scrittore austriacante disse che i liberali « avevano vinto la loro Solferino ». Essi si posero alacremente a usufruttuare la vittoria. Il Comune, valorizzando all’estremo grado tutte le funzioni autonome concesse dalla legge, ebbe presto un contenuto politico anti-austriaco e antigermanico. Fu creato e proposto un programma nazionale, quale il governo austriaco, fermo nei suoi principii, non avrebbe potuto mai accettare, e si posero così le fondamenta d’un insanabile conflitto fra la città italiana e il governo straniero, iniziandosi quella che già dicemmo l’ultima lotta d’un Comune italiano contro l’impero. Appena eletto, il Consiglio municipale lanciò una sfida al governo, dichiarando l’italiano lingua esclusiva in tutte le scuole pubbliche della città. La proposta era stata formulata da Felice Machlig: le si era opposto per i governativi certo Descovich; le si oppose poi invano la Luogotenenza imperiale. In una successiva seduta il Consiglio chiese una nuova legge per la città, cioè il ripristinamento dell’antica autonomia e del contratto bilaterale del 1382. Poi riprese quella discussione riguardante il ginnasio, che aveva un carattere eminentemente politico. Scriveva infatti il Mauroner, che quella del ginnasio era « una mania » di coloro « che nell’ intimo del loro cuore speravano di vedere brillare la stella di Vittorio Emanuele in quelle estreme parti dell’Italia geografica ». Lo stesso Consiglio, tra vivo plauso della stampa italiana, chiese al governo un’amnistia per i reati politici, specialmente a favore di quelle persone,