LA ROVINA DELLA CITTÀ la miseria e l’inopia: nessuna speranza che i cittadini potessero trovare coraggio fra tante sofferenze. Grandemente diminuito il numero degli abitanti. Gli edifìci pubblici in pessime condizioni. Alcune case erano crollate: molte erano vuote. Quelle non ancora vuote erano tanto squassate dai cannoni e dal terremoto, che, divenute piene di fenditure, la bora orribile, horrifer boreas, le rendeva inabitabili. Non vi erano danari per pagare il capitano. Le casse erano esaurite. Il popolo fedelissimo era. così povero e così smunto che appena viveva. Non mancano le cifre per indicare anche più tangibilmente l’estrema rovina di Trieste. I redditi del Comune, che nel 1417 erano stati di 26.000 lire e nel 1498, non ostante la guerra e la rivoluzione, erano stati ancora di 16.289 lire, l’anno 1514 non diedero più di 3515 lire. Il cui valore era anche inferiore della cifra, dato il grandissimo svalutamelo che la moneta aveva subito con la guerra. Questi furono i frutti che l’abbandono di Venezia nel 1509 e la politica del partito imperiale dal 1469 sino allora recarono a Trieste.