57^ LA REDENZIONE NAZIONALE giorno aperta. Il Q ottobre Ara e Felice Bennati, a nome della maggioranza della dieta di Trieste e di quella dellTstria, invocavano la guerra redentrice da Salandra e da Sonnino. Da allora la città, soppressa la vita dei partiti, non ha più una storia sua particolare: dal 1914 al 1918 la sua non è se non una lunga attesa, una vicenda di profanazioni e di passioni, un seguito di sacrifici e di sofferenze, che Silvio Benco ha magistralmente descritto. Ma non è più storia triestina: essa è storia dell’Italia nuova, è episodio della storia di tutta la Nazione, è vita che fa parte della vita universale del Paese, sceso in guerra per la sua grandezza imperiale e per la sua unità geografica e nazionale. Trieste è il simbolo più risplendente di questa guerra, è la mèta, a cui s’affisano milioni di combattenti, è il grido supremo della loro volontà. Essa non esiste più per sè stessa: esiste per loro soltanto, anche se lo straniero per quattr’anni continui a tenerla nelle sue mani, infliggendole ogni sorta di tormenti, anche se riesca a far distruggere dalla sua canaglia le associazioni e i giornali e a dar spettacolo di manifestazioni politiche, organizzate dai suoi servi. La sera del 29 ottobre 1918, dalla casa di Riccardo Zampieri fu esposto il primo tricolore e il 30 ottobre, insorgendo con un lieto movimento, nell’ora in cui l’impero asburgico, distruttogli l’esercito, crollava su sè stesso e l’Italia ripassava vittoriosa la Piave, la città cacciò il luogotenente austriaco, abbattè le aquile bicipiti, alzò sulla torre del municipio la bandiera nazionale. Il 3 novembre i bersaglieri, comandati dal generale Petitti di Roreto, occuparono Trieste in nome del Re d’Italia. La folle speranza degli Sloveni, che s’illusero sino all’ultimo momento di asservire la città ai loro paesi, e la speranza non meno folle di quei socialisti, che meditarono l’istituzione d’una repubblica triestina, furono spezzate. La volontà dei patriotti, che spiritualmente avevano già redento la città attraverso lunghi decenni di lotte, era realizzata dalla storia, secondo la tradizione del Risorgimento.