54 TRIESTE E LA GIULIA nobbe e riconfermò tutti i diritti municipali della città, tutti quei suoi privilegi commerciali, chei Carniòlici non volevano rispettare, e tutti i precedenti diplomi che stabilivano la piena indipendenza della città dalla Carniola. Era prevedibile che questa non avrebbe ancora piegato il capo. Il Bonomo lo teneva per certo, poiché vedeva i suoi delegati tuttavia sollecitare a Corte l’annessione della città. « Bisognerà, scrisse al Consiglio maggiore, riferendosi alla progettata dieta di Gorizia, che mandate deli hotnini pratici che sappiane dir el bisogno nostro per liberarvi dal dominio de’ Cranzi »; raccomandò s’informassero bene i commissari imperiali, che non era possibile che i Triestini, retti e amministrati a mode d’Italia, fossero facti eguali a quei della Carniola, retti a modo d’Alemagna. Concluse con una vibrante esortazione: dovete « difendervi quanto possete de esser sottoposti a Crain, perché ne furano suo’ schiavi ». Storiche parole, degne di essere ricordate oggi e anche per il futuro. La dieta di Gorizia, tenuta un’unica volta, quell’anno 1522, si dichiarò fermamente contraria all’annessione delle terre giuliane alla Carniola. E l’annessione non si fece. Gli stati carniòlici tentarono approfittare della grande carestia di Trieste: scrissero a Ferdinando che avrebbero mandato alla città le necessarie granaglie, se essa avesse riconosciuto la loro sovranità. L’Imperatore non diede nemmeno risposta. Ma non si sconfortarono gli altri. Meno ancora i Triestini, che perseverarono nella loro italiana resistenza. Al fine di evitare ogni precedente e di mostrare chiaramente il loro distacco dalle terre austriache dell’interno e la loro posizione italiana, i Triestini, invitati nel 1523 ad una dieta che si doveva tenere a Norimberga, nella quale si doveva ripartire la contributio tur cica, non vollero intervenire: tolto un pretesto, rimasero assenti, ricusando poi di pagare la contribuzione, alla quale erano soggetti solo Stati e terre di Germania e non quelli d’Italia. I Carniòlici stimarono di trarre buon gioco per i loro piani dalla disobbedienza dei Triestini: invitarono l’imperatore a considerare che di tutti i sudditi e di tutti gli Stati a lui soggetti, solo Trieste aveva rifiutato la contribuzione per la guerra contro i Turchi; lo invitarono a punire dunque tanta tracotanza e a costringere i Triestini di sentirsi