STRETTA AGGREGAZIONE ALL’AUSTRIA 209 Giuseppe II (stato a Trieste nel 1775, nel 1784 e nel 1788) intensificò l’opera d’accentramento neU’Austria: la sua politica fu diretta, nelle provincie giuliane, a snaturare il loro carattere nazionale, a separarle, con una demarcazione profonda, dalle terre veneziane, cioè dal resto d’Italia, e ad aggregarle sempre più strettamente allo Stato transalpino. Nel 1786 emanò un altro decreto germanizzatore, con l’ordine che, dentro tre anni, l’uso della lingua italiana presso tutte le corti di giustizia dei paesi italiani di confine — del Friuli orientale e di Trieste — dovesse completamente cessare e che in tutte le discussioni le parti, i giudici e gli avvocati non potessero usare che la lingua tedesca. Cose più facili a scrivere che a fare, mentre il carattere nazionale della città si affermava così prepotente, da assorbire nelle sue leggi il grosso elemento straniero. Nel 1789, allorché si volle applicare il predetto decreto, fu un affare impossibile: tutti parlavano italiano e pochi conoscevano il tedesco. Si rimandò l’applicazione d’un anno. E fu ancora invano. Nel 1790 altro rinvio. E nel 1791, morto Giuseppe II, il Comune rivolse un memoriale a Leopoldo II: ricordò in esso che la città aveva avuto in ogni tempo per lingua naturale l’italiana e pregò che fosse ancora mantenuta nel suo vigore. Infatti Leopoldo, compresa la vanità degli sforzi giuseppini, aboli il decreto del 1786. Propositi severamente centralisti, e per modo indiretto germaniz-zatori, ebbero tutti i provvedimenti di Giuseppe II. La città si affermava sui suoi principii autonomistici italiani: l’imperatore rispondeva stringendo i freni. Ad un certo punto la discussione a Trieste volse ad affermare che l’imperatore non era il padrone, ma solo il protettore degli abitanti e il fautore dei loro commerci: si sarebbe voluta pelle navi una bandiera autonoma, non quella imperiale. La Corte prese invece un provvedimento più significativo del suo centralismo: mentre pubblicava anche per la città i codici austriaci, volle che le navi triestine (erano pochissime allora) alzassero, non più la bandiera dell’Impero, ma quella particolare dell’Austria. Il che fu l’anno 1786. Ouattr’anni prima aveva congiunto Trieste e il Goriziano in un’unica provincia, togliendo una volta ancora alla città la sua autonomia. Ai forestieri, ai mercanti, ai cittadini che pensavano ai « tempi nuovi », agli uomini che vivevano tra i sacchi, le balle e le carra non importava molto del Storia di Trieste, vol. II. 14