l’unione al regno di napoli 49 vivevano e cercavano la loro realizzazione unicamente dentro l’Italia. Tali aspirazioni hanno un solo riscontro perfetto: in quelle di Verona, che proprio durante la guerra di Cambrai sperò e volle farsi capitale di uno Stato imperiale di Massimiliano in Italia e nel 1514 mandò ambasciatori allTmperatore per chiedergli questo. La domanda dei Veronesi fu facilmente nota a Pietro Bonomo. Nel memoriale del 1518 egli disse nettamente che la città doveva restare all’Italia e di questa doveva diventare una delle principali fortezze (erit unum de principalibus for-talitiis Italiae...). C’è di più. Nel 1516, il Consiglio, invitato a iscrivere la città nell’ordine della nobiltà della Carniola, aveva rifiutato ogni discussione. Invece, l’anno appresso, il medesimo Consiglio maggiore aveva avviato pratiche importantissime, affinché, nella divisione dei regni pensata da Massimiliano, la città fosse unita statualmente all’Italia, vale a dire al Regno di Napoli, soggetto alla Corona di Spagna, e tolta agli Stati del patrimonio austriaco. Fu una precisa e innegabile affermazione politica d’italianità: anzi, si direbbe quasi, un’affermazione esplicita che la missione politico-economica attribuitasi coi suoi memoriali, la città potesse esercitarla soltanto se valorizzata dentro l’Italia. L’alta influenza del Bonomo, che era stato chiamato a consiglio da Massimiliano appunto per l’ordinamento dei regni, aveva assicurato piena vittoria alla volontà dei Triestini. Vivente ancora quell’imperatore, la città era stata levata da ogni nesso con gli Stati ereditarii austriaci e era stata assegnata a Carlo, come Re di Spagna e di Napoli. Infatti, nel citato memoriale del 1518 (aprile) il Bonomo afferma che Trieste apparteneva alla Corona di Spagna (quia Coronac Hispaniae est). Il che vuol dire che era, giusta il suo espresso desiderio, unita politicamente all’Italia. Nel dicembre del 1518, sentendosi ammalato, l’imperatore Massimiliano scrisse al Bonomo e lo invitò a recarsi d’urgenza da lui, perché voleva consultarlo sulla costituzione da dare allTmpero, sull’elezione dei reggenti e sul testamento. Il vescovo Pietro partì tosto, accompagnato da Gerolamo Muzio, il celebre scrittore istriano, allora suo segretario, che ci ha lasciato una descrizione del viaggio, della morte dellTmpe-ratore e dei suoi funerali. Il Bonomo arrivò a tempo per le consulta- Storia di Trieste, vol. II. 4