524 POLITICA, STORIA E CRONACA mento e in rapporto allo stesso? Storia e politica forse possono confondersi per un momento, ma senza che l’una diminuisca l’altra. Poco conta qui la teoria socialistica in e per sè stessa, poco gli uomini che la predicarono: moltissimo invece l’esperienza che fece. Chi ha vissuto gli ultimi anni potrebbe richiedere, per maggior esattezza della ricostruzione storica, una più minuta abbondanza di cronaca. Ma questa, che sto terminando, è o almeno vuol essere una storia sintetica. E in una sintesi hanno importanza non gli errori dell’una o dell’altra persona, non le tristezze d’un’ora, non la vita d’ogni momento coi suoi chiaroscuri e con le sue contraddizioni, ma solo le forze principali, che si contesero il campo delle lotte, le idee che seppero dar carattere al tempo e agli uomini e rappresentarono principii supremi di vita o di civiltà, l’azione di uomini e di partiti, che seppero portare le loro idee all’ultima mèta, senza mai interrompere il loro combattimento. Se ci furono contrasti e contraddizioni fra gli interessi materiali e le aspirazioni ideali, poco o nulla contano più per la storia della Nazione, quasi diremmo per l’esperienza storica della nostra gente e dell’altrui, i particolari di quelle inconseguenze e di quei contrasti: importa invece sapere come furono risolti. Può avere interessato la cronaca pettégola o. le polemiche politiche, che un industriale abbia fatto l’accattamori col governo austriaco o che un mercante abbia preso « crumiri » slavi o che un capopartito sia stato più debole un giorno e più forte l’altro. Per la storia, che cerca non la riproduzione, direi quasi, fisica del piccolo episodio, ma l’espressione di verità più vaste, per l’ultimo periodo della storia di Trieste in particolare, che fu continua contrapposizione di masse, ben altri argomenti hanno importanza e sono fatti, la cui definizione, la cui critica non può non essere determinata dagli avvenimenti, a cui logicamente pervennero negli anni 1915-1918. Questi, essendo la ineluttabile conclusione d’un processo storico e essendo stati voluti dalla grande maggioranza della Nazione, giusta le sue tradizioni, formano l’inevitabile fondamento per valutare uomini e cose che li precedettero. L’opera del conte Goèss e poi quella del principe Hohenlohe ebbero come programma di rompere l’azione antiaustriaca del partito liberale nazionale e di trasformare la città da italiana in cosmopolitica. Lavorarono in modo, che Trieste finì con l’essere una città italiana governata mediante leggi tedesche ministrate da una burocrazia slava; ma