LA GUERRA DEL l866 433 guerra. Sollecitata dal Ricasoli, la marcia oltre l’Isonzo verso Trieste fu decisa il 14 luglio: la flotta avrebbe dovuto cooperare. Il successo, in un momento di fatuo ottimismo, fu ritenuto sicuro. Si pensò a Arrigo Hortis, sfrattato da Trieste e riuscito a riparare nel Regno, e lo si designò all’ufficio di vice-commissario regio a Trieste. Il Boggio doveva esser l’alto commissario e s’imbarcò sul Re d’Italia a Ancona. Il 20 luglio Cialdini comandava a Raffaele Cadorna di muovere verso Trieste e di occuparla il più presto possibile: lasciasse zaini, carri e tutto ciò che poteva essere d’impedimento alla marcia e procurasse di raggiungere la città nel più breve tempo. Ma nello stesso giorno la flotta si perdeva a Lissa e il Lamarmora scriveva subito al Petitti che, dopo tale sventura, « di Trieste non si poteva più parlare ». Ricasoli invece ebbe un impeto di fede e incitò Cialdini a avanzare: il 26 le truppe di Cadorna erano sorprese dall’armistizio presso a Gradisca e arrestate sulla via di Trieste. Quelli dei patriotti triestini, che poterono liberamente operare, fecero del loro meglio per evitare questa sciagura. Il Costantini, Giambattista Picciola, Demetrio Livaditi, Oscar Hierschel de Minerbi e Leone de Minerbi fecero parte del Comitato triestino-istriano, che svolse una nobile e elevata propaganda per la redenzione di tutta la Giulia, intervenendo presso il Re, presso Ricasoli, presso i deputati, presso il ministro Berti e lavorando nella stampa. Fecero .persino un memoriale a Bismark, che fu scritto dal giovane figlio di Hortis, Attilio. Con loro fu attivissimo Pietro Brambilla, che godeva l’amicizia del principe Umberto e di Visconti Venosta. Arrigo Hortis fu al campo di Ferrara, ove ebbe un colloquio col Lamarmora. Perorò poi la eausa della sua città presso Visconti-Venosta. E quando Gerolamo Bonaparte venne in Italia per trattare col Ricasoli, l’Hortis potè parlargli a Bologna e non invano ricordò al principe le aspirazioni di quella Trieste, che era anche la sua città natale. Lo stesso Hortis doveva andare a Parigi per invocare l’appoggio di Napoleone III alla causa triestina. Ricasoli però fu contrario a questo viaggio e gli si oppose, prima di sapere che Napoleone non avrebbe ammesso il diritto alla conquista di Trieste. Intanto nelle file dell’esercito nazionale, e in quelle di Garibaldi non pochi Triestini onoravano ottimamente il diritto della loro patria. Storia di Trieste, vol. II. 28