144 LA CHIESA DEI GESUITI Gabriele Politti, mentre fra Claudio Cochi era maestro di cappella. Più tardi non mancarono i musicisti triestini: Gianmaria Babich (organista nel 1648 e dal 1653 al 1691 maestro di cappella), pre’ Aurelio Mezzerich, maestro di cappella (1648) e pre’ Leonardo Goppo, organista (1653). « Di pari scienza » nella musica religiosa e nella profana erano, dopo il 1660, Francesco Spongia e Giovanni Honofrio o Onofrio della Viola, ambidue di patria ignota, suonatori e cantori, « che si prestavano verso chi avesse bisogno». Negli stessi anni Francesco Corsini sonava l’organo in duomo e pre’ Marcantonio da Soresina, insieme a Michele Probst e facilmente a altri non nominati, ivi agivano come « cantori » stipendiati. Alessandro Martelli era organista e cantore nella chiesa della Madonna del Mare. Le notizie conservateci ci presentano dunque, nella seconda metà del xvn secolo, un vero gruppo di musici raccolti nella nostra città: formano, diremmo quasi, la nota più fine nel modesto quadro provinciale d’allora. Si trovano ricordati ancora Francesco Pasqualato, organista nel 1691, e don Pietro Trevos, successore del Babich. Il Seicento vide sorgere due notevoli edifìci: la chiesa dei Gesuiti (veramente ampia per la piccola città d'allora e ampia per rispondere al piano di dominazione, cori cui quell’ordine s’era fissato a Trieste) e il Palazzo comunale. Una leggenda, raccolta come certezza dal Kan-dler, attribuì al gesuita Andrea dal Pozzo il disegno della chiesa dei Gesuiti: ma questa (fig. 10-11) fu incominciata nel 1627, cioè quindici anni prima della nascita di quel grande artista e trentotto prima che entrasse nell’ordine. Può essere che il Pozzo sia passato per Trieste, ma solo nel 1700, quando andò a Lubiana per dare i piani di quel duomo. In quell’anno la chiesa triestina era bell’è finita. Del resto, la chiesa stessa, sebbene sia decorosa, di forte struttura architettonica nell’interno e di qualche effetto nella facciata, sebbene, con le sue alte fondazioni e con la sua ardita impostazione riveli un progettista di valore, è tuttavia lontana dalle concezioni fastose, monumentali, audaci e elegantissime di Andrea dal Pozzo. La costruzione della chiesa si prolungò sino al 1682: se il cognome del Pozzo non è preso dall’aria, come sembra, si può ammettere che, negli ultimi anni, si chiedesse o consigli o disegni di dettaglio a quel Giuseppe del Pozzo, architetto di qualche rilievo, che lavorò per gli Scalzi e per i Gesuiti a Venezia negli ultimi