292 LO STATO AUSTRIACO CONTRO TRIESTE cui si dibatteva. Si univano ferroviariamente i porti nordici alle città di quello, che doveva essere il miglior retroterra di Trieste: questa, invece, era rimessa al solo traffico delle carra a bovi e a cavalli. Ogni anno si iacevano promesse, per ipocrisia politica. Trieste sarebbe stata pronta ad accettare qualunque iniziativa. Nel 1847 la Camera di commercio triestina, « avec sa supériorité d’in-telligence habituelle », come scrisse pochi anni dopo il Baude, si associò a una Compagnia francese per lo studio del taglio dell’istmo di Suez. Allo spirito intraprendente della città e dei mercanti suoi ospiti mancava ogni appoggio da parte delle autorità. Nel 1842 e nel 1843 lo Stadion aveva compreso, che si doveva costruire la linea ferroviaria fra Trieste e le regioni transalpine e appoggiare il Lloyd. Tentò ripetutamente convincere il governo a quell’azione e alla creazione di linee commerciali con l’Oriente: si trovò sempre di faccia alla massima apatia o alla dichiarata contrarietà dell’interno e non potè far nulla. La crisi continuò sotto forma di stagnamento. Nel 1844 sembrò dover ancora peggiorare. Scrisse lo Schickh (successore del Cali, quando questi fu trasferito a Venezia) che l’anno si era aperto, mentre « sull’orizzonte del portofranco stavano le pesanti nubi dell’inquietudine, delle preoccupazioni, dello scoraggiamento ». Nel marzo la direzione della polizia intervenne con un memoriale, in cui era descritta la grave decadenza del commercio marittimo, per rendere evidenti le conseguenze politiche, che essa poteva avere. Ogni speranza era sfumata. Si diceva persino che la ferrovia di Vienna si sarebbe fatta discendere lungo l’Isonzo e sarebbe stata prolungata nell'Italia senza toccare Trieste. Poi venne l’imperatore, lo accolsero con feste clamorosissime, anche e forse proprio per interesse e questi corrispose con larghe promesse. La buona città gli credette tutto e si rasserenò. Ma le costruzioni portuali, che la Maestà promise, vennero appena quarant’anni più tardi. Siamo ben lontani dal preteso favoreggiamento di Trieste a danno di Venezia: una di quelle tante frasi fatte, di cui, gettate nella politica, non ci si può più sbarazzare. Al contrario, a Venezia s’erano fatti gli importanti lavori portuali di Malamocco. Passato il 1840, mentre a Trieste era negata ogni congiunzione ferroviaria, questa era concessa a Venezia con quello, rh’essa aveva sempre ritenuto suo retroterra natu-