Vigilia d'azione zione ». Negava che l’emigrazione fosse benefica per l’Italia ed il suo proletariato. Il governo potè agire per il sorprendente, caldissimo entusiasmo popolare. Era diffusa, anche se inconscia, la sensazione che esercito e marina, da troppo tempo inattivi, dovessero misurarsi in una prova. Le generazioni più fresche, psicologicamente immuni dallo stato d’animo diffuso negli anziani dopo Adua, premevano con le loro energie ed aspirazioni a una vita nazionale potenziata. Bisognava marciare o ripiegare per sempre. I parlamentari avevano voglia di opporsi, ma Giolitti li tenne a bada con le sue arti consumate perché aveva compreso la ineluttabilità dell’azione, pur non essendovi personalmente incline. Del resto si avvicinava il momento previsto da Oriani fin dal 1890 quando aveva conclusa la sua storia della lotta politica scrivendo dell’Italia:'* « Il suo governo è ancora all’avanguardia della nazione, ma questa si affretta per raggiungerlo, e non può tardare molto a sorpassarlo ». In quell’atmosfera accesa, mancò tuttavia la buona coordinazione fra le direttive diplomatiche e quelle militari, fra l’opera della marina e quella dell’esercito. La flotta, che da poco aveva concluso le manovre, fu avvertita tardi di prepararsi, ossia soltanto dopo il 20 settembre, benché per essa la guerra imminente implicasse una mobilitazione generale, mentre l’esercito avrebbe dovuto impegnare soltanto un corpo di spedizione. Data la situazione geografica della Libia e della Turchia rispetto alla penisola, era necessario sorvegliare tutto il Mediterraneo, prevedere azioni sussidiarie nel Mar Rosso, nell’Egeo, lungo le coste albanesi e nei Dardanelli; quindi tutte le unità disponibili avrebbero avuto ed ebbero effettivo impiego. Ma prima del 20 settembre era stato ordinato soltanto l’allestimento e la concentrazione della flotta nella baia di Augusta, e dopo non fir'sufficientemente predisposta la indispensabile coordinazione fra il piano di guerra navale e quello terrestre, anzi la prima attività della flotta, compreso il bombardamento di Tripoli, si svolse per sollecitazione del ministro degli esteri mentre il corpo terrestre di spedizione non era ancora pronto ad intervenire.