56o AZIONE ITALIANA E REAZIONE AUSTRIACA S’iniziò dopo le elezioni l’ultimo atto d’unalotta accanita tra l’irredentismo e il governo austriaco, tra gli uomini del Comune e il principe Hohenlohe, che era spalleggiato dalle autorità militari austriache e dall’arciduca Francesco Ferdinando. I dirigenti del partito liberalenazionale affrontarono la lotta, angosciati dalle violenze a cui poteva ricorrere così potente alleanza per l’opera di snazionalizzazione, ma appoggiati dalla massa popolare e fidenti in una redenzione, di cui la persistente crisi europea faceva sperare non lontana e certo non più impossibile la realizzazione. Gli Sloveni, imbaldanziti dall’importanza acquistata con l’appoggio dato ai socialisti e sempre più riscaldati, si proposero quell’anno d’inscenare una passeggiata dimostrativa per la città, facendovi accorrere Slavi d’altre regioni. Le i. r. autorità, malgrado le proteste cittadine, vollero che la passeggiata si effettuasse: dovettero però limitare il percorso in zone periferiche e circondare il corteo con un enorme apparato di polizia. Le i. r. autorità credettero vendicarsi, quando, nel settembre dello stesso anno, vennero a Trieste i membri del Congresso degli scienziati, tenuto a Padova. Una grandissima folla s’era raccolta alla riva per salutare gli ospiti, che rappresentavano il fiore delle università nazionali. La polizia però ebbe ordine di attaccare quella massa e di respingerla lontano dagli approdi. L’ordine venne eseguito con brutale violenza. Ma la folla rimase dietro la forza pubblica nella piazza grande e, allorché— era notte—il piroscafo attraccò, un immenso grido di saluto fu sentito dagli ospiti, meravigliati di trovare le rive militarmente occupate, meravigliati poi, anche più, di trovarsi in pieno Romanticismo. La sconfitta e la quistione nazionale provocarono la scissione tra i socialisti. Uno dei loro deputati diede le dimissioni per protesta contro la politica, che era « offesa al carattere nazionale della città ». Unito a altri formò un gruppo di socialisti nazionali e preparò la costituzione d’una nuova Camera del lavoro. L’elezione suppletoria diede una rapida vittoria dei liberali, che rimandarono al Parlamento l’instancabile e generoso Giorgio Pitacco. Vivacissime dimostrazioni irredentistiche s’ebbero quell’anno durante la visita di alcune associazioni di mutuo soccorso milanesi, ricevute dalla vecchia Società operaia. Anche la gita dell’Università popo-