go B. CARPACCIO E IACOPO PALMA Il terremoto del 1511 aveva facto mina anche nel palazzo del Comune, che da allora rimase infermo e bisognevole di continuo rac-concime. Vi si lavorava ampiamente nel 1531; poi lo si rimpiastrava di nuovo verso il 1560, spendendovi fior di quattrini. Se al palazzo o al castello lavorasse quell’architetto Spirito, che è mentovato nel 1544, non sapremmo dire. Forse lavorò per il vescovo Bonomo, che ricostruì con modestissima architettura l’episcopio, ingrandito poi, nel 1588, dal vescovo Nicolò Coret (fig. 2). Poco si lavorò nelle chiese, se si eccettuino i restauri fatti a San Giusto nel 1558, ora non precisabili. Vi sono due gruppi di colonnine non eguali, ma simili: l’uno sostiene l’organo di San Giusto; l’altro l’organo di San Cipriano, ma proviene anch’esso da San Giusto. Il primo ha nei capitelli gli stemmi Bachino e Mirissa, un capitello del secondo lia lo stemma Mirissa. Forse vengono dal « tabernacolo nuovo per l’altare del corpo di Cristo », deliberato nel 1505. Lo stemma Bachino spetterebbe probabilmente al vicecapitano imperiale d’allora; l’altro sarebbe di quel pre’ Iacopo Mirissa, che era diacono della cattedrale nel 1505 e che aveva lasciato anche un piccolo acquasantiere, ora sparito. C’è qualche notizia più confortante sulla pittura. Benedetto Carpaccio, figlio del grande maestro, ha dato tutto quello che poteva nella pala dipinta nel 1540, rappresentante la Madonna in trono fra san Giusto e san Servolo: se non ha potuto molto, ha però offerto esempio d’arte semplice, schietta e decorosa, avvolgendo le oneste e gentili figure in calde armonie di colore veneziano (fig. 3). Molto bella, anzi veramente opera di mirabile arte, è la pala del-l’altar maggiore in San Cipriano: la dipinse il giovane Palma e rappresenta (fig. 4), in alto, l’incoronazione della Vergine fatta dal Padre Eterno e da Gesù Cristo, di sotto, in contemplazione delle alte figure, i santi Benedetto, Cipriano e Girolamo e la santa Scolastica, che ha una colomba in mano. Benché non perfettamente conservato, il dipinto sfoggia le più belle qualità dell’artista, sia nel carattere monumentale della composizione e delle figure, sia nella varietà dei modi del disegno, sia nella tradizionale sapienza del colorito. Armonie di note gravi e profonde, quasi tintorettiane, piene di calde vibrazioni, dànno un’anima divina alle nobili figure religiose. È l’unica pala di grande valore, che sia conservata nella città ed è una delle migliori del Palma.